MATRIOSKla

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venerdì 14 dicembre 2012

Shining ovvero la 'luccicanza'

Quando nevica di giorno così intensamente come oggi, mi viene sempre una strana voglia. Guardare 'Shining'. Il thriller o horror movie del grande maestro Stanley Kubrick. Nonostante sia un film da guardare di sera, esso mi turba al punto, da non avere più il coraggio di farlo quando calano le tenebre. Ma, d'altronde, l'immensa distesa di neve che si adagia di giorno su prati, ringhiere e alberelli qui fuori dalla mia finestra molto si addice a quel clima presago di terrore e tragedia che ben presto avvinghia l'intera storia. Tutti la conoscono e quindi non starò qui a riassumerla o nemmeno a svelarne i dettagli per quelli che ancora non abbiano visto il capolavoro. 
Che cosa rende geniale e indimenticabile questo grande film? Per quanto mi riguarda, in primis, la regia di Stanley Kubrick. Nonostante il film non nasca da un'idea originale del registra, ma sia un sublime adattamento in pellicola tratto dal romanzo di un altro grandissimo come Stephen King, il tocco dell'interpretazione della telecamera di Kubrick si vede sempre. Innanzi tutto l'atmosfera di terrore sta tutta nell'attesa di qualcosa di annunciato. Quest'attesa monta quando entrando nell'Overlook Hotel si percepisce il senso di estremo isolamento. La famiglia Torrence rimarrà per tutti i più rigidi mesi invernali a sorvegliare il grande albergo, completamente estranea a qualsiasi contatto con la realtà esterna. Kubrick si avvale di quel senso di dimensione iperbolica e storpiata che sempre caratterizza i suoi film. Tutto, nell'hotel, sembra essere immenso ed esagerato, fuori dalla portata dell'uomo. Ci si sente  'ospiti' dell'hotel, data l'ampiezza e veridicità di camere, cucine, sale e corridoi e al contempo sopraffatti dalla loro stranezza. Quella 'stranezza', seppure rivestita di lussuosi tessuti e mobilio, ha un nome sinistro tanto quanto una qualche sconosciuta sindrome detta Shining o anche 'luccicanza'. 
Danny, il figlio di Jack Torrence - guardiano d'inverno dell'hotel, pare esserne afflitto. Danny è la chiave di tutto, è l'occhio attraverso il quale vediamo e la mente attraverso cui percepiamo e allo stesso tempo, come fossimo dei bambini, non ci spieghiamo, tutto ciò che accade e travolge i protagonisti, investendoli di una ineluttabile e contagiosa follia. Il personaggio di Danny rende il film agghiacciante. Impossibile dimenticare il rumore del triciclo sul quale il bambino attraversa le stanze dell'hotel, impossibile separare la grandezza dell'occhio kubrickiano, che ci racconta cosa accade, dal senso claustrofobico che accompagna le scene della cucina: attrezzi, utensili, mobili, provviste affastellati ovunque e inutili, abbandonati ovunque come privi di vita. Insieme a quello, l'inquietante sensazione di 'cromofobia' che quel tappeto, sul quale rullano le ruote del triciclo, sia parte della paura. I colori di Kubrick si ripetono di film in film, ne costituiscono sovente un filo conduttore: il rosso, l'arancione, il marrone. Colori dominanti. La geometria, le forme, il senso dell'eleganza in tutto ciò che costituisce la scenografia torreggiano e arricchiscono la storia.
Spesso mi ritrovo a sentire la mancanza, come oggi, dei film di Kubrick, non tanto per godere della storia che mi racconteranno, ma quanto per le sensazioni che avrò nel guardare ogni singolo dettaglio e oggetto che inevitabilmente diventano simulacri dell'estetica cinematografica del registra e ne sanciscono una firma. 'Shining' è un film del 1980. Ovviamente i segni della moda di quel tempo amplificano lo stridore tra ciò che significa oggi un thriller e quello che significava allora. Ma in un certo senso, come sempre accade quando un film diventa un classico, guardiamo un film vecchio di 20 o 30 anni anche per ricordare quello che è rimasto archiviato nella memoria attraverso le immagini. Ancora una volta Danny, con i suoi maglioncini di lana spessa, in particolare quello con il disegno dell'Apollo 11 sul petto e la sua pettinatura tardo anni 70 sono piccole reliquie della nostra mente, sulle quali indugiamo come su una vecchia fotografia. Un film che non si può, davvero, non aver mai visto.

1 commento:

  1. Bellissima questa recensione..mi hai fatto venir voglia di riguardarlo, anche se come te anch'io non reggo tanto il senso di terrore di qs film. "W E N D Y Y Y...SONO A CASAAAAAA!!!!!"
    Brrrr..se ci ripenso.. grande Nicholson, superbo Kubrick!
    G

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