Oggi, dalle notizie internazionali ho appreso della morte di Kim Jong II, uno degli ultimi leader totalitari dell'ultimo paese isolato dalla cortina di ferro; la Corea del Nord.
In una delle tante trasmissioni televisive che detesto e che mi capita di vedere solo per inerzia, hanno mostrato alcune immagini apparentemente raccapriccianti, o per lo meno interpretate come tali, in cui si mostra come centinaia di persone si siano prostrate ai piedi delle statue di Kim Jong II, disseminate per il paese, una volta appresa la notizia della sua morte.
La disperazione per la scomparsa di questo 'caro leader', così come la propaganda di stato lo ha sempre chiamato, è stata mostrata con l'intento di ridicolizzare l'adorazione di una parte del popolo nord coreano, che spargeva lacrime e urla strazianti a seguito di questa, per loro incolmabile, perdita.
Pare che Kim Jong II sia morto per via di un attacco di cuore e di un ictus, mentre si trovava su un treno diretto verso una meta misteriosa all'interno del paese. Di questo leader e del suo paese si sa piuttosto poco, a causa dell'isolamento in cui questo paese vive da moltissimo tempo. Prima di lui fu suo padre Kim II - sung a regnare e nel 1994, prese il suo posto proprio Kim Jong II, per successione dinastica. A quei tempi l'Unione Sovietica aveva appoggiato politicamente e finanziato con armi e un bel po' di industria pesante lo sviluppo della Corea del Nord, nella speranza che potesse far parte della schiera degli stati comunisti. Dalla caduta dell'Urss, la Corea ancora sopravvive, ma quello che è impressionante è che i principi socialisti sui quali l'intera società nord coreana si basa, siano ancora validi. Tanto che proprio in quelle manifestazioni di strazio e di psicosi ricordano in tutto e per tutto il culto e l'adorazione della personalità, tipiche dei regimi comunisti.
Essendo un'appassionata del genere 'totalitario', nel senso estetizzante del termine, i video che si possono trovare su youtube, mi hanno richiamato alla mente immagini di una storia, tutto sommato, recente.
IL 5 marzo del 1953 il leader dell'allora Unione Sovietica, Iosif Vissarionovic Stalin morì per una causa avvolta pressochè dallo stesso mistero, in bilico tra l'ufficiale versione dell'ictus e la leggenda metropolitana di malattie incurabili. Durante i 23 anni di regime stalinista, il leader non fu solo un capo di stato, ma come è noto, egli fu un 'padre' per la nazione e il suo appellativo di propaganda fu 'la guida'.
Paradossalmente, tutti coloro che il 'padre' aveva reso orfani, strappando loro i genitori naturali e deportandoli nei lager siberiani, adorarono il proprio carnefice, totalmente ignari dei misfatti da lui stesso ordinati.
Quello che vorrei esprimere, attraverso questo post, è che l'idolatria per un leader, che rasenti il culto della divinità è incredibilmente comprensibile. Immaginando che i sovietici di allora furono come i nord coreani di oggi, cioè ingannati e isolati dal loro stesso governo, è facile capire come in questi giorni quella gente in lacrime per le strade, sia stata vittima di un'educazione al culto del 'caro leader' per decenni. Non mi stupisco di quelle reazioni. Non mi stupisco che un regime totalitario abbia funzionato così bene da auto assicurarsi una glorificazione addirittura post mortem, mi stupisce quasi di più assistere allo sdegno di chi oggi critica senza credere più in nulla. Se queste mie parole risuonino blasfeme o meno, non mi importa. Ma rendendomi conto del vuoto assoluto di ideologie che ci attanaglia tuttora, quasi mi sento solidale verso coloro che mestamente e ingenuamente sono condotti a credere ancora in alcuni principi, sebbene l'uomo-politico corrotto li abbia trasformati in cenere.
Su quelle ceneri, se ci pensiamo bene, i governi di oggi hanno solo cercato di ricostruire una brutta copia del passato tanto infamato, professando la libertà, ma subdolamente controllando le menti e le comunicazioni di massa. Quelle stesse comunicazioni di massa, che stasera, erano disgustate e falsamente incredule, davanti alle lacrime di un popolo semplicemente ignaro.
Quello sciagurato 5 marzo, fu fatale fino all'ultimo. Come se Stalin dovesse portarsi anche nella tomba la colpa di ogni morte possibile. Si verificarono, infatti, incidenti mortali a seguito dei funerali di stato di Stalin. Per le strade di Mosca si riversarono talmente tante persone, che volevano dare l'ultimo saluto alla loro guida, tanto che andarono incontro alla morte schiacciati dalla folla dolorante e anche allora ignara. Può darsi che siano stati i penultimi morti per aver creduto in qualcosa. Gli ultimi del pianeta terra, a mio modesto avviso, saranno proprio gli abitanti di Pyongyan, dove il 28 dicembre si svolgeranno i solenni funerali di stato del 'caro leader'.
P. S. Già si parla della successione al potere del figlio di Kim Jong II e purtroppo già si parla anche di un nuovo leader che ha studiato in Svizzera, che è pazzo per Eric Clapton e gioca a basket. Insomma, sta per arrivare la riscossa dell'occidente, con i suoi lunghi artigli dell'ormai non-più-credibile capitalismo, pronto a colonizzare e vendere le sue scemenze nell'ultimo avamposto anti-capitalista. Spero di sbagliarmi.
Karma...
RispondiEliminaPurtroppo quello che ha ucciso Stalin, e Kim Jong II, è stato proprio il totalitarismo. Come dimostra l'impero cinese, è solo il gradualismo che ha permesso all'ideologia comunista di diventare un "potere". dunque, la virtù sta sempre nel mezzo.
RispondiEliminaAnche il capitalismo è un totaliratismo, bieco, invisibile e asintomatico, proprio come la misteriosa malattia incurabile che uccise LA GUIDA. E prima o poi le malattie incurabili uccidono tutti e tutto...
G