MATRIOSKla

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sabato 10 dicembre 2011

Murakami Haruki - Nel segno della pecora

Sarà che il Giappone mi sembra già al confine del mondo e sarà che un romanzo ambientato in quel paese mi allontana infinitamente da tutto e poi sarà che la scrittura di Murakami catapulta la mente in un non-spazio, ma 'L'uomo pecora' o come viene richiamato nella nuova edizione 'Nel segno della pecora' è stata, per me, una delle letture più stranianti del maestro. 
C'è un certo non-uomo che deve salvare la propria vita trovando una pecora. Essa pare responsabile di un complotto nel quale è coinvolto l'amico del non-uomo e mentre questo non-uomo o non-ancora-uomo cerca una specifica pecora in un gregge allargato a tutti gli spazi e a tutti i tempi, mentre in tasca si ritrova il numero di telefo no di Dio, datogli da un bizzarro autista. Alle pendici di un zona di montagna solitaria, si ritrova a parlare con l'archetipo della pecora, cioè 'l'uomo pecora' e dopo aver lasciato la sua vecchia vita, il suo lavoro e la moglie, questo non-uomo, che non-ha-neppure- un-nome tornerà alla riconquista dell sua esistenza.

Com'è difficile scrivere questo post! Come posso scrivere di un uomo che non ha nemmeno un nome, la cui vita esiste appena e farvi capire perchè questo romanzo di Murakami mi sia piaciuto fino all'inverosimile. Sarà perchè l'inverosimile è l'arma più efficace, che usa questo autore, per creare la propria letteratura. Sarà che il destino mi ha fatto leggere questo suo romanzo, che è il primo che ha scritto, per ultimo. Come se avessi chiuso un coperchio, poco prima che uscisse 1Q84, avevo chiuso le mie letture di Murakami, proprio laddove lui aveva iniziato le sue scritture. Una parabola che è diventata un cerchio, che ha chiuso il bizzarro scorrere della produzione dell'autore, con una sorta di eterno ritorno. Eccolo di nuovo l'Hotel del  Delfino, eccolo quel minuscolo e insignificante esemplare che va sempre a finire nel vuoto, che precipita nei pozzi e nei sogni tridimensionali, che galleggia spazzato via da un'onda anomala fino alle propaggini del mondo ancora inesplorato, disabitato, un mondo non ancora creato. Ecco dove aveva trovato la notte infinita di After Dark, le oscure vite sotterranee della fine del mondo, gli obliqui riverberi del sole di un bambino sulla spiaggia. Ho capito tutto. Ho ritrovato quello che avevo perso lungo la strada, partendo dalla fine e risalendo l'origine come  una rivelazione. Sempre magnifico Murakami.

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