MATRIOSKla

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sabato 31 agosto 2013

Nothing to envy - Barbara Demick

Sempre a Hong Kong e precisamente all'aeroporto...mi sono ritrovata davanti allo scaffale di una libreria dedicato alla narrativa contemporanea cinese. La ricchezza della nuova società cinese, che avevo respirato per giorni girando la città, mi aveva lasciato addosso la voglia di sapere come, da un punto di vista socio economico, questo paese sia riuscito a raggiungere una così forte crescita. Ebbene...a dire la verità, ho dovuto rimandare l'acquisto a data prossima di una lettura che trattasse questo argomento, perchè subito l'immagine del libro che vedete in foto, ha avuto la meglio su di me e sulla mia passione per i regimi totalitari. 
E' bastata la copertina, in questo caso non da poco, per convincermi a comprare il libro. 'Nothing to envy' di Barbara Demick, giornalista americana di base a Seul per il Los Angeles Times, ha raccolto in questo libro storie di alcuni personaggi che hanno vissuto il regime comunista più rigido e degradante della storia nella Corea del Nord di Kim Il Sung prima e di suo figlio poi. Un racconto dettagliatissimo, da brivido. Un resoconto raro e imperdibile della vita in un paese che se osservato dai satelliti spaziali è ridotto a un punto oscuro, poichè non esiste la corrente elettrica, che ha bandito qualsiasi forma di comunicazione informatica, dove internet non esiste e scambiarsi un bacio per strada è proibito dalla morale e dalla legge di stato....qualcosa che tanto mi ha ricordato l'Unione Sovietica, ma ancor più la società orwelliana di 1984, solo che questa non era finzione letteraria, ma un'assurda realtà.

Polvere rossa - Ma Jian

Non potevo leggere, durante il mio viaggio a Hong Kong, un libro più azzeccato di questo!
Conoscevo già l'autore da 'Pechino in coma' e 'Polvere rossa' ha davvero consacrato, per quanto riguarda i miei gusti, l'autore Ma Jian a grande scrittore della Cina contemporanea. Ovviamente una Cina vista dalla prospettiva di un 'disertore', che stanco delle pressioni del partito comunista cinese di Pechino, decide di abbandonare il proprio lavoro di fotografo, la sua famiglia e gli amici, per intraprendere un lungo viaggio attraverso la parte più occidentale del paese. Un cammino catartico e scioccante, che lo vede trascorre tre anni a partire dal 1983, nella miseria e negli abissi di una poverissima e impervia Cina. Gli aneddoti e i pensieri dell'autore sono preziose testimonianze di una vita, di una cultura, di un paese che viene voglia di scoprire in ogni suo angolo più remoto. Sebbene, come nel libro stesso spesso si sottolinea, Hong Kong sia vista come una sorta di paradiso terrestre rispetto al resto dell'enorme paese, ho ritrovato nel libro, nei miei giorni di permanenza, tantissima atmosfera strettamente somigliante a quella della città. Davvero un perfetto connubio tra lettura e viaggio.

Pazzi per i noodles

Dall'esperienza culinaria di Hong Kong ho imparato che...il maiale è davvero l'imperatore della cucina cantonese e che le anatre e i polli fanno un'altrettanta brutta fine. Tutti scuoiati e ben oleati penzolano, come neonati in maniera un po' raccapricciante, dai ganci appesi alle vetrine dei negozi e delle tavole calde sparse un po' ovunque. Spiedini misteriosi, venduti per strada, ai quali non ho osato avvicinarmi (se non per scattare qualche fotografia) e strana muggine simil alghe, raccolta in grandi contenitori di polistirolo, catturano la curiosità del passante straniero. 


Ma soprattutto...gli abitanti di Hong Kong sono pazzi per i noodles!
Variopinte e pittoresche scodelle piene di tagliolini e spaghetti chiamati, come nella cucina giapponese, 'udon', navigano nelle zuppe più speziate della terra. Nella scodella di solito si trovano anche uova sode, porri, pezzi di carne di maiale e alghe. E' davvero impossibile, girando per le strade della città, non imbattersi in negozietti/ristoranti/tavole calde ecc. che preparano ogni sorta di noodles. Un'adorazione quasi maniacale. D'altronde, una fanatica di ramen giapponese come me, sapeva che esso trae proprio la sue origine dalla cucina cinese. Ma mi aspettavo che la classica ciotola di riso la facesse ancora da padrona. Delusione per quel che riguarda la presenza di ristoranti giapponesi a Hong Kong. Pochi e introvabili, misti alla cucina locale. Tanto per ribadire la mania dei noodles, stranamente ho avvistato un ristorante di solo ramen giapponese. 
Presa dalla curiosità di assaggiare la versione noodles istantanei, ne ho presi un paio da portare a casa. Unico problema: quale, delle decine di varietà a disposizione, scegliere...Carino il packaging...

venerdì 30 agosto 2013

Hong Kong...They try so hard...

Hong Kong mi è arrivata incontro come un autobus in pieno volto. Insieme ad essa il calore estivo frammisto a un odore di stantio e a un tasso di umidità pari al 93%. Una bomba al fulmicotone, direi. Speziata e soffocante. Illuminata e fatiscente. Fricchettona e sbracata. Di certo, confusa. Crocevia di esasperata ed esasperante emulazione delle città più trendy di sempre: New York, Tokyo, Londra. Eccola finalmente 'quella-nuova-cino-cosmopoli' chiamata, appunto, Hong Kong. New York, per l'opulenza spiattellata nelle mega vetrine delle più grandi avenues che ricordano la quinta strada più famosa al mondo. Tokyo, per i grattacieli in costante costruzione che costellano il claustrofobico cuore della città e il brulicare di queste teste corvine tutte uguali. Londra, in minuscola parte, principalmente per quella vena anglofona che ti ricorda quanto sia vitale trovare indicazioni in inglese, in un posto affastellato di ideogrammi cinesi al neon. Di Hong Kong rimangono le viuzze abbarbicate in verticale sulla collina a strapiombo sulla baia più spettacolare del pianeta, le facce stanche e inespressive del venditore ambulante ancora appollaiato ai margini della nuova society, che vende dal bottone al rolex (finto). Un meraviglioso panorama che ricalca fin nel dettaglio l'immaginario comune del tipico paesaggio del sud-est asiatico: caligine e giunche sospese sull'acqua torbida, rigogliosa vegetazione tropicale soffocata da un cielo raramente limpido e uno scenario da Apocalypse Now all'orizzonte. Paccottiglia di plastica, plastica e plastica che tenta invano di somigliare all'eleganza e al candore dell'odiato, vicino Giappone. Ci provano, ci provano davvero a diventare il futuro, a somigliare all'occidente, cercano di trovare una propria identità in un mondo che ha già fatto vedere tutto.They try so hard...direbbero gli ormai dimenticati britannici...
Dimenticavo...Macao. Oh my God! Come si può definire tutto ciò sopra descritto arricchito di una manciata di Las Vegas e di Lisbona? A big mess...





















































































































































































Macao...