MATRIOSKla

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sabato 30 novembre 2013

The XX - Xx



Gli XX escono con Xx, il loro disco d'esordio, nel 2009. Si fanno notare al 'Reading e Leeds Festival' per la loro vena ambient, per quell'inclinazione alla trance ipnotica, per il gusto di una musica notturna, chiusa a metà tra le corde vocali di una straordinaria, dolcissima vocalist come Romy Madly Croft e le pareti di una stanza di un giovane a metà tra le turbe post adolescenziali e i primi impulsi alla caduta in amore.
Individuare le track migliori è sempre questione di prendersi qualche tempo e qualche ascolto in più. Nella mia mini top list, metto 'Infinityì al primissimo posto e a seguire 'Stars'. 
Gli XX sono usciti con un secondo disco nel luglio del 2012 intitolato 'Coexist', dove a mio modesto parere sono un po' calati, o meglio, dove l'attenzione su specifiche canzoni decresce e diventa più difficile individuare qualcosa che rimanga nelle orecchie se non dopo molti ascolti. Di certo trovo questi nuovi gruppi i primi apripista per nuove ispirazioni, una musica da capire e oltremodo nuova; ottimo segno in un mondo musicale sempre meno foriero di novità.

London Grammar - If you wait

Non so perchè nonostante le mediocri critiche che ho letto di questo disco, a me piaccia così tanto. Certo,  'If you wait' non è il disco dell'anno e non è un disco per tutti. Sicuramente non ci sono picchi d'eccellenza, le canzoni si assomigliano tutte abbastanza, ci vogliono ripetuti ascolti per distinguere quelle migliori. Manca di varietà e, come ho letto sulla mia bibbia musicale inglese 'Any decent music', sta a cavallo tra il tormentoso e il noioso. Ma rimane un disco d'atmosfera, intimo. Uno di quei dischi che si possono continuare ad ascoltare per sempre con la massima disattenzione e quindi tenere in sottofondo per fare altro, oppure uno di quei dischi da assaporare piano piano in tutta tranquillità e con la massima attenzione, per conoscerlo, capirlo. Per esempio mentre si è in viaggio, mentre si guarda fuori dal finestrino di un treno o di un aereo, mentre si sogna di essere altrove. Altra peculiarità: la splendida, algida e profondissima voce della cantante Hannah Reid. 
Direi anche matura, nonostante la giovane età e nonostante 'If you wait' sia solo l'esordio di un trio britannico che si è conosciuto all'univeristà di Nottingham e che ora sta di base a Londra. Tra le mie tracce preferite metterei 'Hey now' e 'Metal&dust' per la loro orecchiabilità e 'Strong' (che mi ricorda in minima parte 'Trouble' dei Coldplay), ma quella che mi ha rapito è 'Nightcall' per la sua capacità di evocare mentalmente eteree scenografie britanniche. Un gruppo da tenere d'occhio.

venerdì 29 novembre 2013

Heathrow - BBC documentary

Sempre a proposito di viaggi, sempe a proposito di Londra, ma soprattutto a proposito di una'altra delle mie più inspiegabili passioni, ho trovato un documentario della BBC sui segreti dell'aeroporto di Heathrow. Per chi ama il genere, il documentario offre una 'passeggiata' nel piazzale dell'aeroporto, fino ad arrivare a vedere come è fatto un aereo dal di fuori, che cosa fa un agente rampa insieme al pilota prima di affrontare un nuovo volo. Ma anche che cosa succede nella torre di controllo quando partono e arrivano questi mostri metallici che sono gli aerei di tutto il mondo, come opera un controllore di volo e per quanto tempo il suo cervello può farlo (19 minuti...solo?) e quanta importanza ha madre natura, sotto forma di condizioni atmosferiche sulla riuscita di un decollo e di un atterraggio. Come sempre, affascinante aeroporto. Terra di nessuno e di tutti. Heathrow...un piccolo satellite dal moto inarrestabile.




Londra - M. Maffi

Dettagliato e scorrevole, appassionato e letterariamente attendibile. Un'insolita guida di Londra, un po' romanzata, un po' biografica, un po' malinconica, che sto divorando di pagina in pagina. Niente a che vedere con le guide stile Lonely Planet. Lungi dall'essere turistica e consumistica, l'autore ci guida attraverso la città, cercando di darne una descrizione accattivante e sincera, storica e panoramica. Direi che leggere questa guida mi sta dando la stessa sensazione di guardare la radiografia toracica del posto: se ne intravede lo scheletro, si riescono a contare le vertebre, si capisce come si congiungono i quartieri e le zone più famose, come si può vedere un'articolazione ossea. Manca solo una cosa, entrarci dentro, andare sul posso, spolparne la carne, esplorarne le pieghe e gli anfratti ancora poco visibili e sconosciuti e soprattutto poggiare i piedi sopra il suo cuore, quello che non si riesce a vedere, ma che certo palpitante com'è Londra, non si può far altro che sentire. Ottimo compendio e spunto per approfondire la conoscenza, immensa, illimitata e sconfinata di una città sprofondata nella storia,  grazie alla generosa condivisione dell'autore di tutto ciò che rigurgita in questo prezioso libretto. Mi ha ricordato un po' la 'Praga magica' di Ripellino, con molti meno fronzoli letterari. 

lunedì 25 novembre 2013

Paul McCartney - NEW

Uomo di talento e inarrestabile. Ispirato. Paulo McCartney. Come si può creare una canzone come 'New' e pensare ancora ai Beatles? Cosa sarebbero stati i Beatles ancora tutti insieme e viventi? Una macchina del pop, una macchina della musica. Di quella vera, però. Come si può chiamare l'ennesimo disco della carriera di un mostro della musica britannica e mondiale 'New'? Eppure si può, eppure si deve, se quando lo ascolti sei interessato, se ancora ti piace sentire quella calda voce un po' blues, se pensi che tra le corde vocali e tra le dita di Paul sono passate centinaia di migliaia, forse milioni di note musicali, ogni volta combinate in maniera originale, diversa, perfetta. Io quest'album lo chiamerei in un altro modo, però. Lo chiamerei 'genio'. 
Ancora, fino in fondo, fino all'ultima canzone, fino all'ultima 'ghost track' Paul mi ha regalato emozioni. Miglior canzone: 'Get me out of here'. E tutte le altre sono eccezionali. Long Live Paul.

domenica 24 novembre 2013

Norwegian Wood - il film

Finalmente sono riuscita a vedere un film che ho rincorso per anni. Finalmente l'ho trovato e me lo sono gustato in giapponese con sottotitoli in italiano. La mia lettura di Norwegian Wood risale a molti anni fa. Era il 2001. E' stato il secondo romanzo che ho letto di Murakami e francamente non ricordavo benissimo la storia, quando ho cominciato a guardare il film. Ma soprattutto non ricordavo affatto che la storia dei due giovani protagonisti Watanabe e Naoko fosse così triste. Ero molto più giovane anch'io quando lessi il romanzo ed era forse un periodo della vita in cui si vive in maniera più totalizzante l'amore, specie quello infelice. Dunque tutta quella tristezza, presumo mi sia pesata meno di quella che mi ha preso guardando il film.
Avere poco più di ventanni e pensare di poter restare fedeli ad un amore contrastato e quasi impossibile sono un connubio perfetto. Forse anche questo è quello che succede a Watanabe che in una Tokyo degli anni 60 si innamora di Naoko, una ragazza tormentata dai sensi di colpa e dalla sua stessa infelicità. Il senso di responsabilità, che comincia ad affiorare quando la vita ti mette il cuore di qualcuno nelle tue stesse mani tormenta Watanabe tanto da fargli credere che quell'amore sia davvero il suo destino. Ma la vita ha in serbo per lui ancora molto, la vita che davvero lui sente scorrere in sè lo libera da ogni afflizione e lo trasforma in un uomo che dovrà continuare per la sua strada nonostante Naoko. 
Una storia che mi ha sempre lasciato perplessa, sia nel romanzo che, ora, dopo aver visto il film. Di certo un film che porta a riflettere, che rispecchia la classica vena cinematografica dei bei film giapponesi, che spesso non sono scindibili dal turbamento dell'animo umano. Film profondo e crudo.

venerdì 22 novembre 2013

Notizie da un'isoletta - Bill Bryson

Già il titolo la dice lunga. Soprattutto sul carattere scherzoso e sarcastico dell'autore. Bill Bryson, americano di nascita, decide di intraprendere un viaggio attraverso tutta la Gran Bretagna, dove risiede da anni con la sua famiglia. Si da il caso che, dunque, quell'isoletta sia niente meno che il Regno Unito e che essa venga messa completamente a nudo dal classico piglio faceto e familiare di Bryson. Si scopre così, cosa sta oltre le solite città inglesi, più ricche e conosciute del sud, come Londra. In un racconto leggero e aneddotico di un viaggio prevalentemente svolto a piedi, Bryson evidenzia le brutture delle città più dimenticate del nord senza dimenticare di trovare anche in esse qualcosa di positivo. Come sempre, la facilità della scrittura di Bryson è accompagnata dall'ironia delle sue faccende private, dai suoi malinconici ricordi del passato e dalle piccole manie che lo spingono a svelare angoli e volti di cui non si sente parlare granchè. Di Bryson ho letto un bel po' di cose e ogni volta mi conquista. Nonostante l'ironia sembri sminuire la sostanza, in realtà ne esalta il lato più umano e ne rivela grandi profondità. In un clima uggioso come quello di queste ultime settimane, leggere della pioggia in un'isoletta prospera e vitale come la Gran Bretagna, aiuta a superare la noia delle grigie giornate di Milano. 

giovedì 21 novembre 2013

Wiped out

'Ripulito, eliminato, annientato, distrutto'. Sono questi solo alcuni degli aggettivi che in italiano descrivono quello che in inglese si dice 'wiped out'. Ed è questa l'espressione che in gergo surfistico si usa per indicare chi viene accidentalmente travolto, risucchiato e inghiottito da un'onda.
A tempi alterni capita a qualcuno, come se la statistica dovesse inesorabilmente continuare a mietere le sue vittime. Che tu sia californiano, australiano, sudafricano o altro, non importa. Prima o poi un'onda ti farà suo. Quello che verrà dopo, dipende da te. 
Chissà che cosa pensava Kirk Passmore quando scrutava l'oceano dalle vette del vulcanico paesaggio hawaiano. Forse pensava che un'onda non è una vera onda, se non ti travolge stravolgendoti, che un surfista non è un vero surfista se non ha provato almeno una volta che cosa significhi essere 'ripulito'. E forse pensava che la sfida con la forza della natura più feroce del pianeta, come quella dell'acqua, non avrebbe avuto lo stesso valore e lo stesso sapore, se non fosse stata leale. E dunque per questo motivo Kirk, quel 15 novembre in cui ha trovato la sua onda e in essa avvolta ha trovato anche la sua morte, aveva deciso di non indossare il giubbotto di salvataggio. Ma, accidenti quanto gli è costato. Quell'ultima onda gli è costata tutta una vita, gli è costata tutte le lacrime degli occhi di suo padre che lo guardavano dalla spiaggia nel famoso spot di North Shore sull'isola di Oahu, Hawaii. Se ne va un altro esperto surfista che frequentava le Hawaii da quando aveva 14 anni. Se ne va, quasi celebrando la potenza delle tenebre oceaniche che lo hanno 'eliminato' e dopo averlo 'annientato' e 'distrutto', lo hanno restituito alla riva, privo di ogni speranza. Un'onda di 30 metri, in cambio di un uomo di 32 anni.

mercoledì 20 novembre 2013

London and London...

' Quando un uomo è stanco di Londra è stanco della vita, perchè a Londra c'è tutto ciò che la vita può offrire'...Una sacra verità uscita dalla mente di Samuel Johnson. Un aforisma molto popolare, usato e abusato.  Nonostante tutto molto vero, verissimo. 
Non mi sogno nemmeno di elencare tutte le attività, gli eventi e le amenità che i londinesi si concedono vivendo nella loro splendida, ricca e vibrante capitale. Dirò solo che una visita a Londra non è neanche lontanamente sufficiente per apprezzare e scoprirne segreti e virtù, non è abbastanza per poter rubare con l'occhio di una macchina fotografica gli angoli più insoliti e interessanti ,che in ogni dove fanno riemergere alla memoria poesie, romanzi, opere teatrali e musica. Non mi dilungo nemmeno troppo...più che altro pianifico, pianifico il mio prossimo soggiorno tra fumo e pioggia, tra teatri e mercati punk, tra un palazzo reale e un autobus a due piani. Ma soprattutto in un pub dalle finestrelle appannate e il brulicare di boccali, mentre si lascia trascorrere il tempo adagiati su malinconici divanetti di pelle rossa... A presto, Londra. 

sabato 16 novembre 2013

Breaking Bad

Scettica. Parecchio. Ecco com'ero quando ho cominciato questa mia personale ricerca dell'ennesimo perchè ci siano in giro prodotti commerciali, che piacciono sempre al grande pubblico. L'inizio è stato deludente, lento, poco interessante. Ma quando il Dottor Walter White ha iniziato a tirar fuori le sue palline, allora il gioco ha cominciato a farsi interessante. La prima stagione di Breaking Bad l'ho guardata tutta in una settimana scarsa. La seconda l'avrò divorata in cinque giorni e la terza in poco meno di quattro. Sono alla quarta. I giochi sono cambiati, il Dottor White, anche detto Heisenberg, è diventato un duro. La trama è una farraginosa vertigine di eventi, oculatamente tenuti insieme da una sceneggiatura geniale (Vince Gilligan, anche sceneggiatore di X-Files). I dettagli si sono fatti via via sempre più accurati, proprio come un esperimento di chimica, la dipendenza dalla visione convulsa e irrinunciabile si è fatta dura come un cristallo di meth e la fotografia, la regia e le performances degli attori sono quasi da cult.
Anche se non sono ancora arrivata alla fine della grande avventura di un chimico malato di cancro, che diventa miliardario cercando il bene, laddove opera il male, devo dire che questa serie tv merita davvero tutto il successo che ha avuto. Un'ennesima introspezione psicologica dell'animo umano, della società occidentale e del senso dei veri valori divisi tra il bene e il male, la corruzione e gli eccessi. Un viaggio al centro della propria coscienza.