MATRIOSKla

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sabato 30 agosto 2014

Mosca fantasma

...In mezzo alle sette sorelle esisteva una città...si chiamava Mosca. Mi domando se si chiami ancora così. Nessuno con certezza lo sa più. Io che pensavo sarebbe rimasta sempre lei. La perla nera dell'est Europa. E invece che cosa è rimasto dei miei ricordi moscoviti degli anni 90? Fantasmi. 
Mosca è scomparsa non appena ho messo piede in aeroporto. Scomparso il soffitto bucato di spilli di Sheremetevo Dva e scomparso è lo sguardo tetro della guardia di frontiera, il cui volto era nascosto per metà dal gabbiotto di metallo. Non lontano dal terminal sorgono i centri commerciali delle periferie, le arterie autostradali che si arrotolano intorno alla Jaroslavskoe shossè. Cineserie.
E' scomparsa l'aria polverosa, sono scomparsi i chioschi per le strade che vendevano birra Baltika e sigarette Soyuz. Gli edifici del vecchio Arbat non sono più 'na remont', sono diventati un enorme ristorante, un self service di cibo esotico all'aperto. Dov'è finito il negozio di souvenir con le 'shkatulke' fatte a mano dagli artisti di strada e il muro di mattonelle pieno di graffiti? Scomparsi. Cerco tra i ricordi, farfuglio tra me e me i versi dei poeti che i cittadini sovietici leggevano da libri di carta seduti in metropolitana: la loro bara infinita, il loro carro funebre agghindato a festa e oggi rifugio dei dipendenti da segnale wi fi attivo sulla linea 'kolzevaja'. Canticchio una canzone dei Lube 'Ach Moskva, moja Moskva...' che cosa ne hai fatto di te stessa? Sei un fantasma travestito da spia dell'occidente. Sei una nuova generazione uguale a tutto il resto del mondo, che gira con i Rayban Aviator e gli auricolari bianchi nelle orecchie. Stoni. Nascondi il tuo turpe passato negli interstizi di qualche sotterraneo. Nascondi i tuoi spettri nelle foto in bianco e nero, ma io li ho visti comunque, qualche volta sono ricomparsi tra le foto a colori. Erano ancora in tanti.
Non sono scomparsi il Bolshoj, la Torre Spasskaja e la Piazza Rossa. Il loro candore non lo porterà mai via nessuno. Ma è scomparso l'hotel Rossija, al suo posto un buco nel cuore sparato di Mosca. Un altro fantasma. Cammino e amo il rombo dei treni della metropolitana, amo lo sfarzo della Belorusskij Vokzal, le sculture sovietiche della stazione di Ploshad' Revoluzij, la via Nikol'skaja che mi ha portato fino alla 'bella' piazza e, voltandomi, le guglie di San Basilio mi hanno ancora ferito gli occhi. Amo il dolore delle distanze eterne, quelle che portavano al paradiso socialista e amo la luce di questo cielo basso in rotta orizzontale verso est, i 'perechod' più lunghi di un viaggio tra una stazione e l'altra.
Dove sono tornata? Mosca... ti vedo e non ti vedo, ti sento e non ti sento come il gingle alla radio di Podmoskovnie Vecera, ti ritrovo con le tue piastrelle da manicomio, ti ritrovo all'hotel Cosmos, al quartiere dei Cosmonauti, alla fiera delle gesta e delle imprese del popolo al Vdnkh e poi ti riperdo. Le babushke non vendono più i loro cetrioli salati per la strada, poche donne di mezza età vendono fiori per conto di qualcun altro, i mendicanti non sono più sinceri. Eppure torno, come un tempo, a casa di notte, ascoltando una canzone che dice 'Do svidanja ...Arrividerci... Moj ljubimij gorod ... mia amata città' e mi struggo di toskà e mi scendono lacrime che gli ignari moscoviti non notano. Ancora, come un tempo, salgo su un vagone del treno dopo quattro o cinque brindisi alla vodka e ci riprovo... cerco quell'unica cosa che mi diceva 'sei a Mosca' più di ogni altra. Cerco l'odore acre di pane e salame ...l'odore della Russia ... e non c'è più. E' volato via, è volato dove c'era l'est ...