MATRIOSKla

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lunedì 10 febbraio 2014

La sesta dimensione a Tokyo

Spesso sogno di trascorrere un sabato pomeriggio a leggere soltanto. Però sarebbe anche bello uscire di casa, entrare in un locale alla mano, silenzioso, intellettuale. Magari uno di quei posti dove si serve da bere e alle pareti ci sono solo scaffali. Sopra gli scaffali libri, libri e poi libri. La giornata è un po' uggiosa, mi va di bere un tè, verde o nero. Mi va di indossare qualcosa di casual, un paio di sneakers, una giacca di velluto, mi manca solo una poltrona e un libro da gustare. Spesso sogno di trovare un locale così dove abito, entrare e riconoscere i frequentatori del posto, incontrare qualcuno che sta leggendo il mio stesso libro. Chissà, magari Murakami e iniziare a parlarne, esprimere qualche pensiero, rileggere degli estratti. Poi passare ad un bicchiere di whisky, oppure a un bianco o una birra Asahi. Sogno troppo? A quanto pare non sono la sola. A quanto pare un posto così, nel mondo, esiste.
Si chiama Rokujigen e si trova a Tokyo, Giappone. Circa dieci ore di aereo. Un po' troppo per un sabato pomeriggio. Beati quelli che davvero frequentano questo posto. Entrano in un localino di legno, si accomodano sul tatami e sorbendo un tè verde, leggono Murakami. Proprio lì si ritrovano con altri fans dell'autore, con la stessa esigenza di discutere e condividere pensieri sui suoi scritti.
Un luogo quasi irreale, non a caso il significato del nome del locale in giapponese è 'Sesta dimensione'. Quale nome più azzeccato per la prosa visionaria e surreale di Murakami? Quale atmosfera più conturbante potevano dargli? Un po' come entrare all'hotel delfino in 'Dance, Dance, Dance'. Oppure un po' come sprofondare nel pozzo dell'Uccello che girava le viti del mondo', o un po' come andare a nascondersi nella foresta in 'Kafka sulla spiaggia'...Insomma, Jazz, aroma di caffè o tè e in un attimo chi entra al Rokujigen è pronto per aprire un'altra porta, passare in un'altra dimensione, sedersi e incontrare Murakami, che lavora al suo Peter Cat, mentre mette su vecchi vinili e butta giù appunti per scrivere il suo prossimo romanzo...
Qui di seguito il link di un video sul posto.

http://www.youtube.com/watch?v=vhFs8DOZsPs

giovedì 6 febbraio 2014

Please - Pet Shop Boys

Un disco sottovalutato. Per anni, persino da me. Poi giorni fa, l'ho ripreso virtualmente in mano e ho pensato che tutto quello che si è sempre detto di brutto sulla musica pop anni 80, questo disco lo contraddice.
Innanzi tutto è un disco 'sopravvissuto'. Sopravvissuto al tempo. La sua pubblicazione risale al 1986. Dopo 28 anni, canzoni come 'West End Girls', 'Suburbia' e 'Opportunities' sono diventati dei classiconi e quando passano in radio li si riascolta con la oliata malinconia dei tempi andati. Ma oltre a questi brani, proprio di recente ascoltando, molto più attentamente di un tempo, anche le altre canzoni dell'album ho avuto la piacevole sensazione di riscoprire il sound anni 80, la stupenda dote lirica dei Boys e soprattutto il loro crederci. Credere di essere davvero destinati a diventare giganti del pop, ad entrare nel mito. In realtà, 'Please', di cui oggi mediamente chiunque si befferebbe, contiene già tutto il talento di una band giudicata in modo superficiale, perchè molto al passo con i tempi di allora, opulenti e consumisti. 
Dance, ragionato, rap, romantico, loquace e sempre, ovviamente molto londinese, 'Please' è un disco seminale. Ricco di premesse così interessanti che canzoni come 'Tonight is forever', 'Violence' e 'Later tonight' sono tutti brani ancora da scoprire e indagare, dopo quasi trentanni di dimenticata abitazione dei neri solchi del vinile.
Insomma, talvolta riprendere in mano vecchi dischi vuol dire andare a recuperare un po' di ricordi, ma anche qualche piacevole dettaglio, trascurato o perso lungo la strada, che oggi, percepito con animo diverso, può regalarci belle sorprese.
Una particolarità sul titolo....I Pet Shop Boys decisero di chiamare l'album 'Please', immaginando i ragazzi che sarebbero entrati in un negozio a comprare il loro disco e che al commesso avrebbero chiesto:' Pet Shop Boys, please?'. Da allora, questo disco d'esordio, sarebbe stato solo il primo di una lunga serie di successivi, il cui titolo, come una sorta di vezzo, sarebbe stato costituito sempre e solo da un'unica parola.

martedì 4 febbraio 2014

Very British Problems - Rob Temple

Chissà se uno come Neil Tennant abbia mai avuto dei 'Very British Problems'...?di certo un inglese che più inglese come lui non si può, avrà provato ad averne. 
Ma qui più che di problemi, vi parlo di un libro spassosissimo. Dopo essere creato l'account di Twitter che si chiama @soverybritish, l'autore, nonchè giornalista inglese, Rob Temple ha deciso di pubblicare, sottoforma di libro, tutti i tweet migliori, da lui postati con regolarità. 
Ma il vero spasso è la natura del tweet. Avete presente il tipico inglese contemporaneo, pieno di tic e manie, che racconta le situazioni più grottescamente comiche, che gli posso capitare durante una giornata qualunque? Tipo...'Entrare in preda ad un tiepido panico, se incapaci di prendere la corretta somma di resto dalle proprie mani, entro tre secondi?', oppure 'arrivare al lavoro presto, così che il minor numero di persone noterà che stai indossando una nuova giacca?', oppure 'cercare di recuperare un biscotto sfranto nel tè bollente, con un altro biscotto?'. Sì, sì... sono certa che almeno una di queste tre cosucce, tragicomiche quel tanto che basta, sono successe a ognuno di noi. Ecco perchè, ogni sera prima di dormire vado a leggermi un breve tweet, dall'account o dalla versione cartacea, diventata un libro già di successo in Inghilterra, chiamato appunto 'Very British Problems - making life awkward for ourselves, one rainy day at a time'. La cosa ancor più comica è che, nonostante io non sia British, mi ritrovo lo stesso molto di frequente protagonista indiretta di quelle situazioni. Ovviamente bisogna conoscere piuttosto bene l'inglese per apprezzarne le sfumature, ma anche essere calati  nel tipico humor inglese. Chissà, mi chiedo di nuovo, se quell'uomo così esemplarmente British, che nella mia mente subito appare quando penso ad un inglese, come Neil Tennant abbia mai sofferto di very British problems. Sono
certa di sì. Enjoy it!

Di nuovo in astinenza da ramen


Mi ero provvista di una piccola scorta di ramen istantanei tornando da Hong Kong quest'estate. Ecco che l'astinenza, nel pieno dell'inverno, quando si ha voglia di mangiare qualcosa di caldo, gustoso e veloce mi ha colto. Ho scaldato l'acqua, tolto il coperchio, lasciato idratare ed ecco fatto. Una discreta porzione di ramen alla Tokyo, gusto tonkatsu bell'e pronta. Un diversivo per una giornata desolante come quella di oggi. Non mi sono fatta mancare niente...avevo anche Murakami da leggere e buona musica in sottofondo. Il maestro mi sta già contagiando con la febbre del jazz. L'unico elemento assente è un bel gatto sul divano.

Ritratti in Jazz - H. Murakami


Che cosa non si sarebbe disposti a leggere purchè sia qualcosa uscito dalla mente di un proprio idolo? Io, per esempio, sono disposta a sorbirmi qualsiasi cosa, pur di leggere ogni minimo stralcio di Murakami. Come evidente riprova del fatto che l'astinenza dal mio autore contemporaneo preferito ha potere su ogni cosa, sono stata disposta anche a leggere qualcosa di suo che non è un romanzo. Non che, in effetti, mi sia costata così tanta fatica o che abbia avuto alcuna titubanza, anzi. Forse il fatto che 'Ritratti in jazz' non sia un romanzo mi lasciava solo il semplice dispiacere di non avere pagine e pagine di fiction da poter divorare. L'argomento trattato nel libro, la musica Jazz, mi ha sorpreso fino a un certo punto.

 Sapevo già molto bene che il maestro ha una forte passione per questo genere musicale e sapevo anche che possiede una vastissima collezione di vinili di tanti musicisti jazz. Mi ha sorpreso, piuttosto, che 'Murakami l'impenetrabile' si sia aperto su un tema così soggettivo. Lui, solitamente così schivo, si è lasciato andare a intime rivelazioni sulle emozioni suscitate in lui dalla musica, fin da quando era un giovane studente. Lo ha fatto descrivendo brevemente i suoi idoli musicali da un punto di vista sempre diverso e casuale. Forse, sta proprio in questo la godibilità del libro; non si sa mai che cosa dirà l'autore del prossimo musicista. Me lo vedo Murakami...che dopo una giornata di scrittura e di joggin, si siede in poltrona, mette sul giradischi uno dei suoi innumerevoli vinili, alza il volume delle sue casse ormai datate, ma dalle quali - come lui stesso confessa nel libro - non riesce più separarsi, perchè altrimenti il ricordo della musica cambierebbe e mentre si gusta il suo bicchiere di whisky, piano piano si assopisce e comincia a sognare. Sornione. Come un gatto.