MATRIOSKla

MATRIOSKla

venerdì 21 dicembre 2012

Stand by me - il film

'Stand by me' è una di quelle canzoni tipo 'Imagine'. L'hanno cantata, usata e abusata davvero in troppi. Ma quando ascolto l'originale, suona sempre meglio di tutte le altre. E' stata una delle prime canzoni che ho imparato a suonare con la chitarra ed è una sorta di passaggio obbligato, così come talvolta lo è guardare un film ad un certo punto della propria vita. 'Stand by me', il film, mi è capitato tra le mani soltanto qualche mese fa, sebbene l'avessi già intravisto  in tv varie volte e così mi sono decisa a vederlo.
Devo dire che mi sono davvero pentita di aver snobbato per tanto tempo un film con un'idea così semplice e profonda allo stesso tempo. Un film fatto di umane emozioni e vicende, fatto proprio di quei passaggi obbligati come il senso dell'amicizia, la voglia di vivere e la morbosa curiosità nei confronti della morte. 
Questo film mi ha ricordato 'Un mercoledì da leoni'. Sarà che il gruppo di ragazzini amici, ognuno con una natura, una provenienza e una destinazione diversa è un modulo che si ripete nei film, che scoprono i nervi dell'essere umano e lo scuotono, ne vogliono sondare l'animo fino in fondo. 
Ci sono molte scene significative di questo film. Quando i ragazzi riescono finalmente a vedere il cadavere del quale sono alla ricerca, la loro reazione è forte e personale. Ognuno reagisce in modo diverso e sembra che in un istante lo sgomento di qualcosa - che è l'antitesi della vita che scorre loro nelle vene - come l'aver visto la morte in volto, li trasforma per sempre rendendoli estranei l'uno all'altro. La morte li separa, li mette alla prova. L'entusiasmo per qualcosa di mai visto diventa la tristezza di qualcosa di ormai raggiunto e che ha lasciato loro un senso più alto della percezione della vita. La morte li ha resi grandi in un giorno.

 'Il treno gli aveva fatto volare via le scarpe e la vita'. Gordi, il protagonista e voce narrante del film, così esprime la visione di quel cadavere. Esso doveva essere il simbolo di una bravata e di un atto goliardico e invece li annichilisce, lascia loro l'idea per la prima volta, che lì davanti a loro c'è qualcosa che un giorno non li renderà più invincibili come si sentono ora. Gordi, inoltre rivive la tragedia del fratello morto e ne prende finalmente coscienza, temendo di non essere amato dai suoi genitori, ancora scossi dalla grave perdita. Allora è l'amico Chris (un giovanissimo River Phoenix) a rincuorarlo e a dirgli 'Un giorno sarai un grande scrittore'. Così grazie a lui conosciamo, a distanza di anni, la storia di questa piccola grande avventura. 
Ricorda 'Un mercoledì da leoni' anche per quel senso di  ricordo di un'estate. 'Non ho mai avuto amici come quelli di quando avevo dodici anni.Gesù, ma chi li ha'. Malinconico e prezioso racconto, da un soggetto di Stephen King.

mercoledì 19 dicembre 2012

L'aurora boreale in Canada...

...forse qualcuno potrebbe scambiare quella luce per un bagliore proveniente da un'astronave aliena...in ogni caso, vedere un tale spettacolo deve essere qualcosa di surreale. Si addice molto al clima invernale e natalizio. Una di quelle fotografie del National Geographic che invidio al suo ignoto autore, una di quelle immagini che mi catapulta direttamente sul posto e mi fa desiderare di andarci. Il Canada è, di certo, una delle mete della mia vita. Chissà, prima o poi...


martedì 18 dicembre 2012

Praga magica...

Il mio prossimo viaggio si avvicina...la predestinata è Praga. Non è la prima volta che faccio conoscenza con questa antica, sontuosa e misteriosa città. Essa è stata per anni nelle mie fantasie letterarie, grazie ad un certo signor Franz Kafka. Poichè tra l'autore boemo di lingua tedesca e la città mitteleuropea per eccellenza, esiste una simbiosi del tutto viscerale, non riuscii ad uscire indenne da questo groviglio 'geo-emotivo' nemmeno io, durante i miei anni '90. La mia prima visita risale all'estate del 1997. La seconda si compirà tra pochi giorni, verso la fine dell'anno. Nel frattempo ho riaperto un altro piccolo capolavoro proprio sulla prima pagina e ho rivissuto le atmosfere di una città che mi aveva catturato con tutti i suoi aguzzi artigli. Si tratta dell'incipit di 'Praga magica', un magniloquente saggio dell'eminentissimo studioso di letteratura russa ed est europea, nonchè poeta e traduttore Angelo Maria Ripellino:

'Ancor oggi, ogni notte, alle cinque, Franz Kafka ritorna a via Celetnà (Zeltnergasse) a casa sua, con bombetta, vestito di nero. Ancor oggi, ogni notte, Jaroslav Hasek, in qualche taverna, proclama ai compagni di gozzoviglia che il radicalismo è dannoso e che il sano progresso si può raggiungere solo nell'obbedienza. Praga vive ancora nel segno di questi scrittori, che meglio di altri hanno espresso la sua condanna senza rimedio, e perciò il suo malessere, il suo malumore, i ripieghi della sua astuzia, la sua finzione, la sua ironia carceraria. 
 Ancor oggi, ogni notte, alle cinque, Vitezslav Nezval ritorna all'afa dei bar, delle bettole alla propria mansarda nel quartiere di Troja, attraversando la Vltava con una zattera. Ancor oggi, ogni notte, alle cinque, i massicci cavalli dei birrai escono dalle rimesse di Smichov. Ogni notte, alle cinque, si destano i gotici busti della galleria di sovrani, architetti, arcivescovi nel triforio di San Vito. Ancor oggi due zoppicanti soldati con le baionette inastate, al mattino, conducono Josef Svejk giù da Hradcany per il Ponte Carlo verso la Città Vecchia, e in senso contrario, ancor oggi, la notte, a lume di luna, due guitti lucidi e grassi, due manichini panoptikum, due automi in finanziera e cilindro accompagnano per lo stesso ponte Josef K. verso la cava di Strahov al supplizio.' 

venerdì 14 dicembre 2012

Shining ovvero la 'luccicanza'

Quando nevica di giorno così intensamente come oggi, mi viene sempre una strana voglia. Guardare 'Shining'. Il thriller o horror movie del grande maestro Stanley Kubrick. Nonostante sia un film da guardare di sera, esso mi turba al punto, da non avere più il coraggio di farlo quando calano le tenebre. Ma, d'altronde, l'immensa distesa di neve che si adagia di giorno su prati, ringhiere e alberelli qui fuori dalla mia finestra molto si addice a quel clima presago di terrore e tragedia che ben presto avvinghia l'intera storia. Tutti la conoscono e quindi non starò qui a riassumerla o nemmeno a svelarne i dettagli per quelli che ancora non abbiano visto il capolavoro. 
Che cosa rende geniale e indimenticabile questo grande film? Per quanto mi riguarda, in primis, la regia di Stanley Kubrick. Nonostante il film non nasca da un'idea originale del registra, ma sia un sublime adattamento in pellicola tratto dal romanzo di un altro grandissimo come Stephen King, il tocco dell'interpretazione della telecamera di Kubrick si vede sempre. Innanzi tutto l'atmosfera di terrore sta tutta nell'attesa di qualcosa di annunciato. Quest'attesa monta quando entrando nell'Overlook Hotel si percepisce il senso di estremo isolamento. La famiglia Torrence rimarrà per tutti i più rigidi mesi invernali a sorvegliare il grande albergo, completamente estranea a qualsiasi contatto con la realtà esterna. Kubrick si avvale di quel senso di dimensione iperbolica e storpiata che sempre caratterizza i suoi film. Tutto, nell'hotel, sembra essere immenso ed esagerato, fuori dalla portata dell'uomo. Ci si sente  'ospiti' dell'hotel, data l'ampiezza e veridicità di camere, cucine, sale e corridoi e al contempo sopraffatti dalla loro stranezza. Quella 'stranezza', seppure rivestita di lussuosi tessuti e mobilio, ha un nome sinistro tanto quanto una qualche sconosciuta sindrome detta Shining o anche 'luccicanza'. 
Danny, il figlio di Jack Torrence - guardiano d'inverno dell'hotel, pare esserne afflitto. Danny è la chiave di tutto, è l'occhio attraverso il quale vediamo e la mente attraverso cui percepiamo e allo stesso tempo, come fossimo dei bambini, non ci spieghiamo, tutto ciò che accade e travolge i protagonisti, investendoli di una ineluttabile e contagiosa follia. Il personaggio di Danny rende il film agghiacciante. Impossibile dimenticare il rumore del triciclo sul quale il bambino attraversa le stanze dell'hotel, impossibile separare la grandezza dell'occhio kubrickiano, che ci racconta cosa accade, dal senso claustrofobico che accompagna le scene della cucina: attrezzi, utensili, mobili, provviste affastellati ovunque e inutili, abbandonati ovunque come privi di vita. Insieme a quello, l'inquietante sensazione di 'cromofobia' che quel tappeto, sul quale rullano le ruote del triciclo, sia parte della paura. I colori di Kubrick si ripetono di film in film, ne costituiscono sovente un filo conduttore: il rosso, l'arancione, il marrone. Colori dominanti. La geometria, le forme, il senso dell'eleganza in tutto ciò che costituisce la scenografia torreggiano e arricchiscono la storia.
Spesso mi ritrovo a sentire la mancanza, come oggi, dei film di Kubrick, non tanto per godere della storia che mi racconteranno, ma quanto per le sensazioni che avrò nel guardare ogni singolo dettaglio e oggetto che inevitabilmente diventano simulacri dell'estetica cinematografica del registra e ne sanciscono una firma. 'Shining' è un film del 1980. Ovviamente i segni della moda di quel tempo amplificano lo stridore tra ciò che significa oggi un thriller e quello che significava allora. Ma in un certo senso, come sempre accade quando un film diventa un classico, guardiamo un film vecchio di 20 o 30 anni anche per ricordare quello che è rimasto archiviato nella memoria attraverso le immagini. Ancora una volta Danny, con i suoi maglioncini di lana spessa, in particolare quello con il disegno dell'Apollo 11 sul petto e la sua pettinatura tardo anni 70 sono piccole reliquie della nostra mente, sulle quali indugiamo come su una vecchia fotografia. Un film che non si può, davvero, non aver mai visto.

Verso il grande sud - Isabelle Autissier e Erik Orsenna

Se ne sa talmente poco dell'Antartide, che ogni pagina di questo breve diario di viaggio e di avventura verso l'estrema propaggine del sud del mondo, rivela cose mai viste, nè sentite. La grande velista Isabelle Autissier annota notizie e informazioni che aiutano i lettori ignari, ma curiosi come me, a conoscere meglio quelle terre. Insieme a lei Erik Orsenna racconta in maniera quasi romanzata le gesta e l'insolita propensione di uomini coraggiosi. Non riuscirò mai a spiegarmi come si possa avere la forza, la determinazione, la motivazione e il coraggio per lasciare tutto e affrontare grandi sfide contro la forza della natura e soprattutto contro se stessi. Eppure se non ci fossero certe persone animate da questi spiriti così goliardici nessuno saprebbe mai che cosa si cela oltre ciò che è noto e visibile all'uomo comune. 'Verso il Grande Sud' è un onesto libro che svela sensazioni umane, parla di venti, di correnti, di oceani e delle infinite varietà di nomi del ghiaccio e la spasmodica paura degli iceberg, questi immensi punti neri che si svelano all'improvviso sul radar e paralizzano la pancia di una nave e tutto il suo equipaggio. La parte che ho apprezzato di più, naturalmente, è quella in cui si parla e si descrive l'incontro con le balene, pacifici animali che popolano questa terra e che amano l'uomo, nonostante esso non sia buono con loro.

giovedì 13 dicembre 2012

'Vedendo una ragazza perfetta al 100% in una bella mattina di aprile' - H. Murakami

Rileggendo questo brevissimo racconto tratto da 'L'elefante scomparso', che piuttosto sembra una pagina di un diario personale, mi è parso di scorgere qualcosa di molto familiare. Penso che quando Murakami scriveva la dinamica di un incontro d'amore fortuito e perfetto, che si ripete a distanza di anni, trasformandosi in una disfatta per l'ideale dell'amore stesso, stesse anche gettando le basi per buona parte del suo 1Q84. 
Sono molto contenta di aver scovato questo piccolo e misterioso particolare. Come sempre Murakami trova brevi ed efficaci parole per sentenziare la sua condanna all'amore mutevole nel tempo. Se un giorno un uomo fosse certo al 100% di aver incontrato la sua ragazza ideale per strada, in una bella mattinata di aprile, ritroverebbe la sua perfezione e soprattutto l'emozione di quel primo ricordo e di quella prima attrazione, anche dopo molti anni? E' così che Murakami, credo, voglia parlare di come i nostri gusti in materia d'amore possano cambiare, o peggio ancora di come le cose possano mutare, tanto da diventare quasi irriconoscibili. I due protagonisti del racconto, infatti, ritrovandosi sulla stessa strada, nello stesso punto e provenendo dalla stessa direzione, reputano quel segno del destino ormai irrilevante. Sono stanchi dell'amore, sono indifferenti alla bellezza, sono distratti dalla vita e condannano la loro promessa ad una disfatta, tanto da sfiorarsi appena e accettare persino la loro tristezza per quel gesto perduto. Se l'amore li aveva fatti incontrare all'inizio, aveva dato loro speranze, sogni e nuova energia, li aveva fatti anche diventare completamente diversi, il tempo li aveva trasformati attraverso altri amori e altre avventure in quello che non erano mai stati prima e dunque la perfezione di quel primo sguardo agli occhi dell'altro, alla fine, li aveva abbandonati per sempre.
In poche pagine il sunto, l'ascesa e la caduta del senso dell'amore, visti attraverso lo sguardo disilluso del maestro Murakami. Sempre prezioso.

Oceania - The Smashing Pumpkins

Pubblicato il 19 giugno 2012, il nono album degli Smashing Pumpkins, 'Oceania'. Partiamo dal nome...Geniale e già onirico. Passiamo al contenuto.
'Caro Billy, quando la smetterai di essere un poeta triste, che deve cantare la sua malinconia? Quando la smetterai di essere il fratello di quel piccolo 'Spaceboy', che si sentiva diverso da studente e per questo ancora si sente adolescente? Quando la smetterai di avere così tante cose da dire in una canzone? Quando cominceranno a tacere quelle infernali chitarre che hanno sembianze di voci umane, rumori intollerabili di fondo, che rappresentano quel caos dal quale non riesce a uscire la tua mente? Finirai di parlare d'amore? Oceania è insieme un oceano e un continente pieno di quell'amore in cui ancora trovi sollievo? Non è passato il senso di salvezza che ti porti dietro dai tempi di 'Tonight, Tonight', quando scrivi i tuoi testi? Perchè continui a parlare di cavalieri, di armi, di donne e di amori? Le stelle sono ancora quei punti sconosciuti di te, che trovi sulla tua testa quando di notte ti affacci nel buio e speri che qualcuno venga a prenderti e ti porti via? Quando la smetterà la tua voce di ricordarmi la sofferenza dei tuoi controversi anni '90? Lo sai...ogni volta che sento una tua nuova canzone, spero solo di essere tornata indietro nel tempo...Io sono di nuovo un'adolescente piena di rabbia, tu sei il ragazzo di Chicago che parla alle stelle di notte e le nuove generazioni non possono più capirti, eravamo noi e solo noi gli eletti...adesso tu continui a raccontarci le tue meravigliose favole....'
Nonostante il mio amore per Billy Corgan, dico solo un paio di cose riguardo alle tracce di un disco molto ricco e molto verboso, come da tradizione. 'Quasar' e 'Panopticon' sono due supernovae scoppiate nello spazio, 'The Celestials' mi ricorda 'Tonight, Tonight' e ha un'ottima melodia, finalmente di nuovo cantabile e 'Violet Rays' è una canzone d'amore con la musica degli alieni in sottofondo, mentre 'Oceania' è davvero degna di essere la tittle track: progressive, sballata e agonizzante. Un disco alla Smashing Pumpkins dei vecchi tempi, anche se quei tempi sono solo un ricordo.

mercoledì 12 dicembre 2012

La foto perfetta

Non posso nemmeno credere che esista davvero un posto così....eppure, nonostante tutti i trucchi del mestiere di un bravo fotografo, questa fotografia fa venire voglia di stare a guardarla per sempre. Ecco che cosa, secondo me, fa di una fotografia una foto perfetta, non mi deve mai stancare in qualsiasi momento la guarderò; oggi, domani, tra un mese o dieci anni sarà sempre bella, avrò ancora voglia di guardarla un'ultima volta.

martedì 11 dicembre 2012

Storia di un suicidio interstellare

Davvero affascinante quanto appena appreso dall'enciclopedia di Astronomia e Cosmologia di John Gribbin.
A quanto pare le stelle hanno una vita e una morte e talvolta la loro morte può essere violenta, tanto da sembrare un suicidio, oppure la rinascita di una nuova galassia nella quale è coinvolto anche il genere umano.
Leggete un po'...

' Una supernova è una stella di grande massa nella fase dell'esplosione che mette fine alla sua esistenza: un evento di così immane violenza che una singola stella acquista la luminosità di un'intera galassia con oltre cento miliardi di stelle. Una supernova è un evento piuttosto raro. La maggior parte delle stelle termina la propria esistenza in un modo molto tranquillo, e in una galassia come quella della Via Lattea si hanno solo alcune esplosioni di supernovae ogni secolo. Tali eventi hanno però un'importanza chiave nell'evoluzione di una galassia e per l'esistenza di esseri viventi come noi, perchè le supernovae svolgono la duplice funzione di produrre tutti gli elementi più pesanti del ferro e e di disseminarli nello spazio con la loro esplosione. Gran parte dei materiali che compongono il nostro corpo sono costituiti da atomi prodotti all'interno di supernovae. Da tali elementi, disseminati poi nell'esplosione interstellare possono formarsi nuove generazioni di stelle, pianeti e persone. Noi siamo fatti letteralmente di polvere di stelle.' 

lunedì 10 dicembre 2012

Muse - The 2nd Law

Ci sono voluti un paio di ascolti, ma poi mi sono arrivati...dritti al petto. Sono sempre pieni di idee e di energia, molti ispirati nei testi, sempre estremamente visionari e il loro sound apocalittico non lascia indifferenti. Hanno un grande pregio, quello di riuscire a esprimere pomposamente qualcosa di semplice. Quando mi metto ad ascoltare i Muse, mi sembra che qualcuno, magari lo stesso Matthew Bellamy, mi dica: ' Adesso accomodati, sdraiati sul tuo letto, apri le finestre nonostante il freddo glaciale, osserva le stelle di questo cielo invernale e ascolta quello che ho da dire'. Da quel momento in avanti si alterneranno, lo so già, surreali immagini di comete che dardeggiano nel firmamento, immaginarie astronavi pronte all'allunaggio e piccoli 'green men' incorniciati da una luce abbagliante che assaporeranno il gusto dell'etere terrestre. Non è musica di questo mondo, non è cosa per tanti, non è rock, forse è space rock,  non è pop, eppure tutto quello che suona in questo ultimo disco della band scozzese 'The 2nd Law', è cantabile, ballabile e sballabile!
Forse tanto quanto lo è il titolo stesso. Ancora una volta il buon segno di un primo ascolto difficile, conferma la mia piccola regola del secondo e terzo ascolto ancor migliore.
In tanta uguaglianza, i Muse sono dopo almeno un decennio, ancora una band molto prolifica e 'disuguale' rispetto al main stream. Non ho mai capito, nè tanto meno sopportato, quelli che hanno, subito dopo la scomparsa dei Queen, visto in loro una sorta di emuli. D'accordo i virtuosismi, d'accordo i brani di musica classica interspersi tra una track e l'altra, ma dove mettiamo l'elettronica dei Muse che non c'entra assolutamente niente con i Queen? Dove mettiamo i testi eterei e ultrattereni dei Muse che si scontrano con la terrea quotidianità dei Queen? Potrei acconsentire solo su alcune sonorità barocche e pompose che mi ricordano Freddy and Co. Per il resto, siamo proprio su mondi diversi e quello dei Muse è di certo il più lontano nella galassia. Tra i miei pezzi preferiti del disco metto 'Survival', davvero una sorta di nuovo inno alla gioia beehetoveniana. A seguire 'Animals', 'Explorers', di certo anche 'Madness' e non mi dispiace nemmeno 'Follow me'. Alcune canzoni mi hanno ricordato i Radiohead, soprattuto 'Animals' e questo davvero, per me, non è poco.

domenica 9 dicembre 2012

Amy MacDonald - This is the life

Non importa quando l'importante é trovarlo...il talento. Amy MacDonald di certo l'ha trovato presto, dato l'enorme successo che ha ottenuto a soli 21 anni nel 2008 quando la sua hit 'This is the life' spopolava in radio e poi quando il suo album omonimo ha raggiunto le vette delle classifiche. Ricordo molto bene questa canzone, anche se é già passato qualche anno, ma lei e tutto il resto della sua musica l'ho scoperti da poco. Nel frattempo, dal 2008, sono già usciti altri due album e mi sto gustando l'ascolto di questa musica country-pop che ha sempre una presa molto catchy alle orecchie. 
Ho sempre un debole per le cantautrici donne, che se ne vanno in giro con la chitarra al collo, si scrivono le loro oneste canzoni, con una gran voce come strumento principale e una gran dose di talento naturale. Invidiosa non sono di certo, anzi sono sempre molto ammirata e felice di scoprire le doti altrui, specialmente quando da queste si ha in cambio della semplice musica libera, genuina e spontanea come i testi di 'Poison Prince', 'Youth of today', 'Let's start a band', 'L.A.', 'A Wish for something more' e ovviamente la title track dell'album di debutto. Si dice che il buongiorno si vede dal mattino e mi sembra che in questo caso, questo modo di dire si addica molto bene all'estro di questa cantante, di cui oltre la voce, adoro soprattutto il suo accento scozzese, che trapela anche nel cantato e che dona un vezzo di originalità in piú all'ascolto.

sabato 8 dicembre 2012

Il gatto nero

Guai a chi spara contro i gatti, soprattutto quelli neri. Adoro i gatti e non capisco e non capirò mai tutti quelli che si lasciano influenzare dalle dicerie e dalle superstizioni che affliggono quelle splendide creature feline che sono i gatti neri. Trovo che il gatto nero sia uno degli animali più eleganti e misteriosi del nostro pianeta...chissà cosa penserà quel gatto che ci volta le spalle e guarda silenzioso fuori dalla finestra...chissà cosa desidera, che cosa ricorda, cosa vorrebbe dire, chissà che cosa vede. Mi affascina l'eleganza della postura e dell'incedere; il gatto è un equilibrista, un giocoliere, un trapezista, un acrobata di gomma, che ti guarda da lontano, riesce a fissarti ininterrottamente da vicino e il suo sguardo fende il vuoto, le orecchie si alzano e si abbassano come seguendo una musica nascosta, come se stessero ascoltando voci che non sono di questo mondo. I gatti sono alieni, sono spie, sono tra noi e guardano tutto quello che facciamo, attraverso un codice ignoto trasmettono informazioni segrete su di noi nel cosmo e un giorno partiranno per tornare da dove sono arrivati... 
Per il gatto il giorno e la notte non esistono. Per dormire il gatto non ha bisogno del  buio e per vivere non ha bisogno della luce, non ha regole, non ha tempi, non ha inibizioni, non ha esigenze. Il gatto è solitario, muto, imperscrutabile, allegro e al tempo stesso lunatico, diffidente, autarchico e indipendente. Povero gatto di cui si dice sempre tanto male...Il mio Murakami adora i gatti e ne parla sempre nei suoi romanzi, li fa parlare e li rende protagonisti, li rende oggetto di contesa, di adorazione, li vede enigmatici, rivelatori di verità ultime ed escatologici per via del loro strano destino nel mondo. Sono stati presenti in molti dei suoi romanzi e racconti, primo fra tutti 'L'uccello che girava le viti del mondo', ma anche in 'Kafka sulla spiaggia', dove un uomo conosce il linguaggio e il modo per parlare con i gatti, oppure in 'Nel segno della pecora', dove un gatto chiamato sardina, ad un certo punto sembra la chiave di tutto. Infine mi ha stupito fino all'inverosimile la storia nella storia che si trova in '1Q84', quella de il paese dei gatti'. Ma anche in 'Dance, Dance, Dance' ricompare e poi scompare di nuovo Sardina, il gatto del protagonista del romanzo. Penso sempre che i gatti siano animali che piacciano di più alle donne, per questo mi stupisce e mi intenerisce vedere un uomo, come per esempio Murakami, che ama i gatti, perchè per amare un gatto ci vuole una sensibilità diversa che non per amare altri animali. Comunque sia, rispettate i gatti...soprattutto quelli neri, perchè non portano sfortuna, ma soltanto magia.

venerdì 7 dicembre 2012

Loving the alien... - part 2


' Hail to the thief parla anche di George W. Bush, certo, ma parla anche di ben altro. In un attimo ci siamo ritrovati nel mondo più surreale che si possa immaginare, siamo finiti ufficialmente in pieno 1984 di Orwell. E da lì in avanti è stata una lunga discesa nell'assurdo, a partire dal linguaggio che i potenti hanno usato per spiegare le loro mosse: 'guerra al terrorismo' eccetera sono puri esempi di 'neolingua'...' - Thom Yorke

Loving the alien...

'Durante i nostri primi tour sono decollato subito verso la stratosfera del delirio: non avevo idea di quello che stavo facendo, ma lo facevo a ritmo frenetico, ero sempre pronto col dito sul pulsante dell'autodistruzione' - Thom Yorke - 

Anche se Thom Yorke si autodistruggesse, tornerebbe ad essere quello che già e ancora è...un alieno fatto di polvere di stelle...

Pensieri astronomici...

In queste belle, limpide e freddissime giornate d'inverno mi viene di nuovo voglia di osservare il cielo di notte. Qualche anno fa la passione per l'astronomia, a livelli ovviamente amatoriali, mi aveva catturato parecchio. Oltre ad aver ricevuto un magnifico telescopio in regalo, mi ero fatta una bella scorpacciata di letture tra cui 'L'universo ai raggi X di Wallace H. Tucker e il bellissimo e affascinante scritto di Paul Davies ' I misteri del tempo'. All'epoca mi davo della pazza da sola perchè compravo quel gener di libri senza aver mai avuto, non solo un minimo di cognizioni di fisica, ma nemmeno la predisposizione alle materie scientifiche; soprattutto la matematica. Con mio grande stupore, poi, appresi che le letture alle quali mi ero dedicata non erano affatto difficili. Inoltre, non solo erano comprensibili, ma anche davvero terapeutiche. Pensare al cosmo mi faceva dimenticare i futili problemi di questo infinitesimale mondo. Di seguito riporto un breve e disarmante brano, per la sua semplicità. 
' ...si è fatta una bella domanda e si è pure data una gran bella risposta.
La caratteristica principale della fisica quantistica è che causa ed effetto non sono collegati tra loro in maniera rigida, come invece accade nella fisica classica e come il buon senso suggerirebbe. C'è indeterminazione, il che significa che certi eventi ' semplicemente avvengono', spontaneamente, senza una causa pregressa nell'accezione comune del termine. Improvvisamente i fisici si accorsero che il tempo poteva 'cominciare da solo', spontaneamente, senza essere stato 'creato apposta per questo'.  

giovedì 6 dicembre 2012

Photografare

Dopo aver parlato di N Photography, mi appresto a lasciare qualche commento su un'altra rivista di fotografia: Photografare. Dico subito una cosa che non mi piace di questa rivista. Il fatto che quasi tutte le sue copertine sono dedicate a figure femminili. Primo perchè, come sempre, la donna è ridotta ad oggetto da guardare e secondo perchè si implica sempre che certe passioni, come la fotografia, siano per forza soltanto riservate agli uomini. Dunque, a quanto pare, ancora una volta mi ritrovo in controtendenza. In ogni caso, per par condicio, quando ho deciso di comprare N Photography mi è parso giusto farmi un'idea anche di altre riviste dedicate non solo al mondo Nikon. Per questo motivo ho comprato Photografare. Il primo approccio alla rivista è stato positivo. Non si tratta di una lettura troppo complicata e rispetto a N Photography ha meno parti dedicate alle macchine e agli obiettivi. Ha qualche coincisa recensione di accessori utili, una bella parte dedicata ai consigli di come migliorare i propri scatti e vari reportage sulla fotografia di viaggio e sui corsi di fotografia. Nel complesso mi è sembrata una buona rivista, molto facilmente comprensibile. Forse rispetto a N Photography un tantino più sintetica e generica, ma comunque buona. Sarà difficile decidere quale delle due continuare a comprare il prossimo numero. Forse me ne concederò un altro di prova per entrambe.

mercoledì 5 dicembre 2012

N Photography

Su suggerimento di un'amica, ho acquistato di recente la rivista di fotografia 'dei veri nikonisti'. Almeno così recita il sottotitolo. Si tratta di N Photography. Nel complesso non male, come rivista. Una via di mezzo tra il comprensibile e il molto tecnico. Sono sempre stata scettica e restia all'idea di comprare una rivista specializzata nel campo della fotografia, per il timore di incappare in una lettura troppo di settore e quindi pressoché impossibile da comprendere da semplice principiante e profana. Devo dire che in questo, N Photography è riuscita a contenere i toni e le tematiche a livelli piuttosto abbordabili. La rivista comprende una parte dedicata ai professionisti, ma anche una parte chiamata 'Nikopedia' piuttosto semplice e utilissima, che affronta una parte di spiegazione delle funzioni che una macchina Nikon reflex medio  - buona possiede. Oltre agli articoli sui vari prodotti di nuove compatte e obiettivi sul mercato che vengono testati e 'recensiti' dagli esperti e alla parte di tutoring per fotoritocco, si trova un'altra parte molto interessante dedicata alle tecniche di ripresa e ai suggerimenti su come migliorare la propria capacità di scattare foto piú creative. Ci sono alcuni difetti in ogni caso. Il primo che ho notato è che alcuni articoli sono visibilmente tradotti, e tradotti male, dall'inglese all'italiano. La forma non scorre e alcune frasi non hanno sempre una buona sintassi. Il secondo difetto, che peró hanno tutte le riviste del mondo è che è abbastanza pieno di pubblicità, per fortuna solo relativo al materiale e ai negozi di fotografia. Il prezzo è di certo un ottimo compromesso, nonostante la rivista non sia foltissima e si legga nel giro di un paio di giorni. Di certo un buon modo per conoscere al meglio il mondo Nikon.

lunedì 3 dicembre 2012

The great barrier reef


In un vecchio numero del National Geographic, che sono andata a rileggermi dopo molto tempo, mi sono lasciata incantare dalle riflessioni suggerite da un articolo che ricordava come 'le barriere coralline sono luoghi di solitudine e meditazione'. In effetti se guardo queste foto di fianco penso a quanta meraviglia rimanga non vista alla maggior parte delle persone. Mentre noi viviamo nelle nostre città, dall'altra parte del mondo sorgono giardini di madrepore e le sfumature del turchese abbagliano la vista di un fluorescente stupore. Mi viene voglia di toccarle queste meraviglie. Ma poi penso a quando l'equipaggio dell'Endeavour del capitano James Cook, in una sera di giugno del 1770 sentì il rumore del legno infrangersi contro qualcosa e capì che la nave stava toccando enormi e puntuti scogli sommersi. La nave era intrappolata da questi enormi labirinti di coralli che tuttora popolano le coste a largo dell'odierno Queensland. Deve essere davvero stato un bello spavento....e insieme, al risveglio, una magnificente veduta. La nave era entrata in collisione con una barriera di coralli che copriva più di 26.000 chilometri quadrati di fondo oceanico e che si snodava per 2300 chilometri. Qualche decennio dopo lo scontro di Cook con il colosso sottomarino, il cartografo inglese Matthew Flinders le diede il nome attuale, ispirato alle sue dimensioni. Complessivamente, se i blocchi principali della barriera corallina venissero strappati dal mare e collocati all'asciutto, il corallo potrebbe ricoprire tutto il Lazio, e ne avanzerebbe ancora. Nonostante l'imponenza gli scienziati affermano che la storia di questa barriera corallina sia il risultato di una serie di disastri e di rinascite. E' davvero affascinante pensare che, nonostante le dimensioni, questo sia un fragile impero.

domenica 2 dicembre 2012

Santana is sexy...

Non lui è sexy...mi correggo, ma la sua musica... Lascio un semplice esempio e un godibile ascolto...




Si tratta di 'Manana', una delle cinque canzoni inedite del suo disco del 2003 intitolato 'Ceremonies-remixes &rarities'...Io non resisto a questa canzone e i pensieri più impuri mi colgono e mi trasportano nella sensualità di ogni singola nota che esce da quella Gibson, che il mago Carlos abbraccia, producendo un afrodisiaco effluvio perchè il mondo cada in amore...









Oh no no
oh no no

Sometimes I wish I knew your name
At times I want to say hello
But you seem so far away
To let my feelings show
And though I don't know what to say
I feel that someday soon one day
Love will place you by my side
And it shall be our guide



And then manana sera se si
Means our love will always be
Something special and also true
Girl I long to be with you
Oh manana sera se si
Means our love will always be
Something special and also true
Girl I long for you

When I have you by my side
You will always be my pride
Love so simple yet so sweet
I do think you're all I need
So I thought I'd let you know
That my heart forever grows
Closer to your warm embrace
Everytime I see your face


And then manana sera se si
Means our love will always be
Something special and also true
Girl I long to be with you
Oh manana sera se si
Means our love will always be
Something special and also true
Girl I long for you

Oh, oh, oh, oh, oh
Oh, oh, oh, oh, oh

And so manana sera se si
Means our love will always be
Something special and also true
Girl I long to be with you
Oh manana sera se si
Means our love will always be
Something special and also true
Girl I long for you

Do you know I don't know you
I wanna show you I do love you
That I do do, do love you
Oh babe, I think about you
Even though I don't know you
I wanna show you I do love you
And that I do do, I think about you
Oh babe, I do love you
Even though I don't know you
I wanna show you I do love you
I think about you
Oh do do, oh do do, oh do do

sabato 1 dicembre 2012

Superdry, da Londra a Tokyo

Rieccomi con un post da fashion victim...La mia nuova passione per l'abbigliamento si chiama Superdry. In realtà tanto nuova non è perchè il mio primo acquisto risale ad una felpa che acquistai nel 2008 in uno dei miei negozi preferiti di Milano. La felpa mi colpí perchè aveva un tocco di urban fashion orientata ai colori e alla grafica giapponese. Piú di recente ho acquistato una camicia di flanella a quadri, sempre folgorata dallo stile country molto in voga anche per via del fenomeno Abercrombie. Superdry mi pare una risposta europea, per la precisione britannica, proprio al marchio americano Abercrombie. Lo stile di Superdry peró combina diverse influenze fashion, tanto è vero che all'interno dei capi si possono leggere degli slogan del tipo 'British design, Japan spirit' e sul web, i vari siti dedicati al brand, lo definiscono una combinazione tra 'vintage  Americana e grafica d'ispirazione giapponese'. L'azienda Superdry nasce nel 1985 e si espande con un nome diverso negli anni '90 in numerose città universitarie del Regno Unito come Oxford e Cambridge e in altre città fino a Belfast e Edinburgo. Soltanto nel 2004 apre il suo primo store con l'attuale nome Superdry nel quartiere di Covent Garden a Londra. 
Lo spirito del suo proprietario è stato per molto tempo quello di tenere una imprenditorialità abbastanza discreta, lontana dall'eccessiva pubblicità o dal fenomeno dei testimonial delle celebritá, ma nel 2009 le vendite sono arrivate alle stelle, quando un certo David Beckham ha prestato la ua immagine al brand.
Dopo il mio recente viaggio londinese, sono tornata innamorata piú che mai di questa linea di abbigliamento, soprattutto dopo aver visto le meraviglie esposte in vetrina nel megastore di Regent Street, dove ahimè, per mancanza di tempo non sono riuscita a entrare. Meglio, forse...avrei svaligiato il negozio.

giovedì 29 novembre 2012

Lana del Rey languida come una diva...

Sono mesi che ho adocchiato questa bellona da copertina...Lana del Rey, americana di NYC. La classica fotomodella tutta gambe, che mi aveva colpito per la sua voce premeditatamente languida e una propensione al sound onirico, nonché a catastrofici temi pseudo-esistenziali trattati nelle sue canzoni. Già con 'Video games' mi aveva colpito. Mi era piaciuto il video un po' retrò e quel ritmo biascicato-ossessivo-rassegnato, insieme a quello sguardo da una che si è appena bevuta una bella birretta prima di cantare. Tra l'altro non sono andata molto lontana, quando ho scoperto che questa bella tipetta ha avuto i suoi problemi con ciò che lei stessa ha definito 'il suo primo amore', cioè l'alcol. Ma proprio nelle profonde molecole alcoliche dello spirito, talvolta, si nascondono portentose ispirazioni, combinazioni esplosive di disinibizione e talento. Oltre a quello, ci vuole spesso un bel po' di coraggio per cantare canzoni apparentemente tristi e malinconiche in un'era come la nostra, che fa di tutto per nascondere i mali dell'anima, che ci ricordano la nostalgia. Infatti definirei nostalgico il sound di Lana del Rey nel disco 'Born to die'. Nel disco uscito come 'Paradise Edition' il 12 novembre scorso, oltre a 'Video games' trovo molto belle 'Born to die', 'Blue Jeans' ma soprattutto 'Summertime sadness'. Un disco da ascolto immediato se si possiede la giusta sensibilità. Spero solo che regga il peso del tempo e che queste belle ispirazioni non sfumino al tentativo successivo.
Scavando nel genere dell'alternative hip-hop e indie pop ogni tanto qualche bella sorpresa ancora si trova, bisogna solo avere molto orecchio e tanta fiducia. Aggiungo un'ultima cosa che poco c'entra con la realtà, ma che appartiene solo alla mia percezione, alcune espressioni ed atteggiamenti del suo modo di cantare mi ricordano Amy Winehouse, anche se con la voce siamo su pianeti opposti.

mercoledì 28 novembre 2012

Dio odia il Giappone - D. Coupland

Confesso di aver comprato questo libro soltanto perchè parlava di Giappone. Ma ero molto scettica riguardo alla trama e soprattutto all'attendibilià dell'autore. Douglas Coupland, infatti è uno scrittore canadese di Vancouver, famoso principalmente per il suo libro d'esordio Generazione X del 1991; quella generazione alla quale anch'io dovrei appartenere. Tuttavia, quando sono incappata nella biografia dello scrittore ho dovuto ravvedermi in quanto a perplessità. Coupland è nato nel 1961 in Germania da genitori canadesi e ha trascorso la sua giovinezza in Canada a studiare fisica e successivamente arte e design, per poi spostarsi proprio in Giappone, esattamente a Sapporo. Ecco dunque svelato l'enigma. Il secondo interrogativo che avevo in testa era perchè dio dovesse odiare proprio il Giappone, come recita il titolo. Forse perchè l'indole estrema e cosí all'avanguardia di questo paese ne ha sempre fatto, agli occhi del mondo, un totem delle nostre ossessioni e del fanatismo? Puó darsi. Forse perchè dietro quella facciata di grande tradizione e storia si nasconde un mostro metallico alla Goldrake spietato e asettico? Anche questo è probabile.
In Dio odia il Giappone Hiro, il protagonista, è un ragazzo che tenta di sopravvivere alla sua generazione, ennesima ripetizione di quella generazione x che ha segnato definitivamente la sparizione di tutte le successive. Lo fa,  raccontando idealmente al suo clone i trucchi per affrontare una vita nella quale Hiro deve tentare di interrompere una sorta di maledizione e diventare davvero un uomo, ma lo fa anche -tra le tante bizzarrie -  lanciandosi contro le vetrine dei negozi come un pazzo...Una scrittura caustica, una narrazione sintetica come una droga e facilmente fruibile come un fast food, unite al tipico antieroe moderno fanno di questo libro un piacevole esempio della narrativa contemporanea.

domenica 25 novembre 2012

La sindrome del pesce



Sul sito del National Geographic, la foto del giorno oggi era questa. Mi ha ricordato subito qualcosa.
Mi prende la domenica...la sindrome del pesce...cioè...penso al lunedì mattina e mi assale il desiderio di essere un pesce. Non dover alzarmi perché i pesci non hanno un letto e forse laggiù nell'oscurità dell'oceano nemmeno si accorgono quando si fa giorno. La routine di una nuova settimana non esiste, perché ogni giorno la loro caccia comincia in un modo diverso. Saranno stanziali i pesci? Avranno una loro casa? Dovranno andare in ufficio, al lavoro, in fabbrica domani? Di certo non dovranno farsi una doccia o lavarsi i capelli e non saranno costretti a parlare con nessuno. Saranno muti. I pesci sono spesso in branco, ma non si guardano mai in faccia. Il loro sguardo sembra sempre assente. La domenica è così...inseguo quel vuoto infinito simile ad un fondo oceanico, in una realtà fatta di un non-giorno. E' la sindrome del pesce.

giovedì 22 novembre 2012

La Cina secondo Murakami

C'è un elefante, ma poi a un certo punto non c'è più e allora Haruki Murakami decide di farci un racconto e questo racconto finisce in una raccolta che si chiama 'L'elefante scomparso'.
Ma oltre all'elefante ci sono un nano ballerino, canguri e mostriciattoli verdi...ma non si parla di animali. Qui si parla di pensieri, di poteri soprasensibili e soprattutto di visioni. Il racconto è sicuramente quel ricettacolo interiore nel quale Murakami, di solito, riversa tutta la sua vena surreale. Dunque è inutile, talvolta, trovare un nesso tra l'inizio e la fine di un racconto. Talvolta, gli amici ai quali ho consigliato di leggere questa raccolta, mi chiedono che cosa vi trovi in queste letture. Per alcuni di loro trovare un senso alla narrazione è impossibile. Io rispondo che non sempre importano la storia o il suo sviluppo. Talvolta importa solo come ci sentiamo dopo aver condiviso certi bizzarri e insoliti pensieri. Quando scopro che certi pensieri non sono solo miei, mi 'accontento', e per me diventa un lusso, del piacere di vederli scritti proprio come avrei voluto fare io. Per esempio quando ho letto questo passo, per un attimo, ho pensato di avere il signor Murakami appollaiato nella mia mente.


da 'Una lenta nave per la Cina'

'...La Cina.
Ho letto un sacco di libri sulla Cina. Dagli Annali a La stella rossa cinese. Eppure la mia Cina esiste soltanto per me. In altre parole è me stesso. Come esistono soltanto per me New York, Pietroburgo, la Terra e l'Universo. La Cina gialla che occupa un'estesa superficie della Terra. Non credo che visiterò mai quel paese. Quella non è la mia Cina. Come non andrò a New York o a Leningrado. Non sono posti per me. Il mio vagabondare si svolge nella metropolitana o sul sedile posteriore di un taxi. Le mie avventure hanno luogo nella sala d'aspetto di un dentista o allo sportello di una banca. Non posso andare da nessuna parte, e non ci vado.
Tokyo.
Poi un giorno, in un vagone della linea Yamanote, persino questa città di Tokyo ha incominciato a perdere la sua realtà...Proprio così, questo non è un posto per me. Prima o poi le parole si esauriranno, i sogni si infrangeranno. Come se quell'adolescenza confusa che sembrava dover durare per sempre si fosse dileguata...'

mercoledì 21 novembre 2012

Paul McCartney - Tripping the live fantastic

Non so perchè, ma mi è sempre piaciuto di più Paul, che John. Parlo dei due John e Paul più famosi della musica...John aveva e ancora ha incollata addosso quell'aurea del mito e leggenda che spesso si acquisiscono post-mortem. A Paul è toccata - fortunatamente per lui e noi tutti - una sorte più  longeva e terrena. John aveva sempre quel ghigno anglosassone e quel paternalismo mascherato da guru, mentre Paul mi è sempre parso molto più sempliciotto e attraente. Un vero puro spirito della musica, accompagnato da un'enorme sapienza. C'è un disco nella mia collezione di Cd reali e non virtuali al quale tengo particolarmente. Oltre che aver avuto e tuttora avere un valore affettivo per me, penso che la musica che contiene abbia un valore ancora più assoluto per la storia della musica moderna, in generale. Si tratta di 'Tripping the live fantastic' di Paul McCartney. Un doppio disco live del 1990 che raccoglie 36 canzoni che appartengono al repertorio dei Beatles e alla carriera solista di Paul. Nonostante le canzoni dei Beatles si sentano ovunque e a qualsiasi età, con questo disco iniziò la mia conoscenza dei loro brani più famosi. Paul McCartney, infatti, reinterpreta e raccoglie in questo doppio disco molte tra le hit dei Beatles più famose. Avevo solo 14 anni quando a Natale, per regalo, ricevetti il disco. Mi ricordo la mia curiosità e impazienza nel leggere i titoli dei brani, già super famosi anche alle mie orecchie di giovane adolescente: 'The long and winding road', 'Let it be', 'Yesterday', 'Get back' e 'Hey Jude'. Insomma una specie di bigino di lusso, quasi due ore di musica e tanta, tanta nostalgia di cui, come la musica dei Beatles, non si può fare a meno.  
Una curiosità...il titolo allude al poema di John Milton 'L'allegro', che significherebbe muoversi e ballare a tempo di musica.

martedì 20 novembre 2012

Dr.Beats Solo HD Limited Edition Red

Ok, la mia natura di fashion victim per quanto riguarda le cuffie, ha colpito di nuovo e ha avuto il sopravvento. L'ultimo acquisto che mi sono concessa dal mio viaggio londinese è stato in uno dei miei negozi preferiti di Heathrow, il Dixon. Appena l'ho adocchiato, mi sono precipitata a vedere se vendessero le cuffie più richieste del momento e quanto costassero. Appurato che il modello che avevano era un modello basic, ma con caratteristiche leggermente avanzate e migliorate rispetto alla prima versione, ho ritenuto che il prezzo proposto, nonostante il passaggio sterlina - euro, fosse davvero ottimo.Il modello di cui parlo è il Dr. Beats Solo Hd Limited Edition Red. Oltre ad essere un godimento per gli occhi, queste cuffie lo sono principalmente per le orecchie. Questo modello, rispetto al precedente  ha un 12% di miglioramento della qualità del suono, soprattutto nei bassi, e un disegno del padiglione auricolare più confortevole. 
Nel complesso sono completamente innamorata del design e soddisfatta della qualità del suono che restituiscono, soprattutto quando si riesce anche a percepire che è la qualità della registrazione della musica che abbiamo nel nostro lettore a farne, innanzi tutto, un buon punto di partenza. Con queste cuffie è infatti possibile apprezzare la minima differenza della dedizione e la cura che i nostri artisti preferiti hanno voluto dimostrare e del prodotto che hanno voluto offrire. Quindi perchè limitarsi nella tecnologia che si può avere a disposizione per gustarsi la purezza dei suoni? L'acquisto di una buona cuffia come Dr. Beats, di cui principalmente apprezzo il senso di isolamento che  produce e dunque una resa totale eccellente, può a volte fare davvero la differenza in una delle cose che ad oggi sembrano così ovvie, come ascoltare la musica. 

martedì 13 novembre 2012

Sharlock Holmes è un trasgressore di altri tempi

 Rimanendo in argomento londinese, volevo segnalare la riscoperta di una classica lettura 'Le avventure di Sharlock Holmes'. Ingenui racconti che sentono il peso del tempo. Eppure in una Londra mite e allegra, così come l'ho trovata un paio di settimane fa, mi sono ritrovata a leggere durante la colazione e prima di dormire queste rocambolesche avventure, ancora molto godibili. Come si fa a leggere Sharlock Holmes nell'era dei milioni di C.S.I. e compagnia cantante che invadono e soffocano i nostri tempi? Semplice. Basta non guardare la televisione e piuttosto mettersi a leggere un libro.

Sharlock Holmes è un eroe di altri tempi. Travestimenti, ricerche su voluminosi tomi delle più disparate discipline, misoginia e tendenza all'uso di sostanze stupefacenti ne fanno l'antesignano dell'anti eroe moderno. Bastano poche righe per imparare la tecnica del meticoloso spirito di osservazione di cui è dotato il detective e di cui si sorprendono ogni volta i suoi malcapitati clienti e il suo fedele assistente Watson, dal cui punto di vista le vicende vengono narrate. Lo sapevate che pare proprio che in nessun racconto di Conan Doyle, l'autore abbia mai fatto davvero dire a Holmes la famosa e mistificata esclamazione 'Elementare Watson!'?

Eh già, esistono leggende metropolitane anche su di lui. Pare che inoltre sia diventato, agli occhi del critico letterario moderno, una sorta di tossicodipendente. La cocaina, la droga della gioia e dell'eccitazione, pare abbia ispirato le migliori rivelazioni del detective. Perchè dietro un grande mito c'è sempre un'enorme attitudine alla trasgressione? Non credo al mito dell'eroe maledetto fine a se stesso. Credo che questi eroi trasgressivi, siano essi scrittori, cantanti o fittizi protagonisti di famosi romanzi e letteratura, operassero una precisa e mirata ricerca della trasgressione per esaltare le proprie capacità e non che ne fossero sempre e necessariamente vittime. Certo, l'autocontrollo poi non è da tutti e dunque anche ad Holmes sono sfuggiti casi e anche alcuni dei suoi amati particolari. Forse uno fra tutti...che il tempo non perdona nessuno, ma  d'altronde chi legge questi racconti oggi, del tempo, ha una concezione tutta propria.

Emeli Sandè - Our version of events

 Trovandomi a Londra, mi sono chiesta quali novità musicali circolassero laddove la musica moderna è nata e continua a mietere nuovi volti. Uno fra tutti mi è parso davvero di scorgerlo un po' ovunque. Sui giornali, alla BBC, nelle riviste specializzate e nel negozio HMV dell'aeroporto di Heathrow dove ho comprato il suo CD originale. Volevo portarmi a casa qualcosa di mai visto, ma sinceramente, mi pare che anche l'Inghilterra stia un po' soffrendo il fenomeno 'Talent Show' (d'altronde anche quello arriva da lì) e che quindi sia abbastanza carente nell'ispirazione musicale. Tutto si somiglia abbastanza. Tutti copiano tutto. Bisogna davvero cercare, avere fortuna e costanza per scovare qualcuno che abbia ancora qualcosa da dire a proprio modo.
Queste due qualità mi pare di averle trovate in Emeli Sandè. Cantante di orgini zambesi con nazionalità scozzese, vive a Glasgow e mentre sperava di diventare una vera cantante studiava medicina all'università della sua città. Pare che cercasse addirittura di studiare come nascono le canzoni a livello neurologico. Davvero curiosa questa tipetta di 25 anni, che mi ha ricordato ai primi ascolti la grazie e la purezza vocale di Alicia Keys. Devo dire che la sua voce tersa e diretta mi è arrivata dritta in volto con canzoni come 'My kind of love', 'Mountains', 'Maybe' e 'Daddy'. Il primo ascolto del disco lasciava promettere male, il che per me è sempre un buon segno. Il primo ascolto di un disco non deve piacermi. Questa è una di quelle variabili che se si verificano lasciano il segno per il resto degli ascolti. Così è stato. Dopo qualche giorno di metabolizzazione non sono più riuscita a staccarmi dal disco.
Ho acquistato la versione 'special edition', dato che il suo disco è già in giro da un po'. Di 19 canzoni totali ce ne sono almeno una decina decisamente notevoli. Unica nota stonata: l'ennesima cover di 'Imagine' di JL di cui non ne posso più per quanto l'ho sentita.
Mi solleva sapere che ogni tanto un po' di musica decente ancora si riesca a scoprire. Meritato il successo di questa giovane cantante e tutti i premi che, soprattutto nel campo del soul e dell'R'n'B, in patria ha meritato.
Me ne sono tornata a casa da Londra con un bel regalo.

giovedì 8 novembre 2012

London Bridge is falling down...

Ma come fa una città così gettonata come Londra a sorprenderti ancora?
Lo fa mentre ti svegli al mattino e non piove...il sole squarcia il cielo, il vento ti spinge verso una lunga camminata autunnale nel cuore di un'Europa cosmopolita, brulicante, lucida.
Ti sorprendono il raffinato gusto di strade ben tenute, nonostante gli 8 milioni di abitanti che le calpestano, la pulizia dei luoghi pubblici e il tipico Lord inglese che mentre apri la cartina o consulti il tuo itinerario sull'ipod per la strada, ti chiede se hai bisogno di aiuto e con il sorriso sulle labbra, lo sguardo vitreo e la solita maniera di parlare alla stiff upper lip dà vita allo stereotipo del British man. Ma soprattutto ti cattura quel misterioso alone di storicità che ancora avvolge il Big Ben, dal quale immagini spuntare un uomo ricurvo che sbircia dalla cima la vastità del torbido Tamigi, oppure le luci sinistre e allo stesso tempo rassicuranti del House of Parliament.
Londra mi è sembrata una ragnatela, ovunque mi girassi ero preda delle sue maglie dorate. Oscura e vivace, tradizionalista e all'avanguardia, impossibile averne abbastanza o sentirsi soli...se dio salva la regina, io ne salvo la sua dimora.