MATRIOSKla

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lunedì 3 dicembre 2012

The great barrier reef


In un vecchio numero del National Geographic, che sono andata a rileggermi dopo molto tempo, mi sono lasciata incantare dalle riflessioni suggerite da un articolo che ricordava come 'le barriere coralline sono luoghi di solitudine e meditazione'. In effetti se guardo queste foto di fianco penso a quanta meraviglia rimanga non vista alla maggior parte delle persone. Mentre noi viviamo nelle nostre città, dall'altra parte del mondo sorgono giardini di madrepore e le sfumature del turchese abbagliano la vista di un fluorescente stupore. Mi viene voglia di toccarle queste meraviglie. Ma poi penso a quando l'equipaggio dell'Endeavour del capitano James Cook, in una sera di giugno del 1770 sentì il rumore del legno infrangersi contro qualcosa e capì che la nave stava toccando enormi e puntuti scogli sommersi. La nave era intrappolata da questi enormi labirinti di coralli che tuttora popolano le coste a largo dell'odierno Queensland. Deve essere davvero stato un bello spavento....e insieme, al risveglio, una magnificente veduta. La nave era entrata in collisione con una barriera di coralli che copriva più di 26.000 chilometri quadrati di fondo oceanico e che si snodava per 2300 chilometri. Qualche decennio dopo lo scontro di Cook con il colosso sottomarino, il cartografo inglese Matthew Flinders le diede il nome attuale, ispirato alle sue dimensioni. Complessivamente, se i blocchi principali della barriera corallina venissero strappati dal mare e collocati all'asciutto, il corallo potrebbe ricoprire tutto il Lazio, e ne avanzerebbe ancora. Nonostante l'imponenza gli scienziati affermano che la storia di questa barriera corallina sia il risultato di una serie di disastri e di rinascite. E' davvero affascinante pensare che, nonostante le dimensioni, questo sia un fragile impero.

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