MATRIOSKla

MATRIOSKla

venerdì 29 agosto 2014

I misteriosi grattacieli di Stalin, ovvero le sette sorelle

Vent'anni dopo il mio primo viaggio da diciottenne a Mosca, l'estate del 2014 mi ha riportato lassù. Per me Mosca è in alto, ma le sue altitudini non sono puramente geografiche. Appartengono a un sistema di misura astratto.  Quando ho guardato la mia guida di Mosca del 1994 ho pensato a quali vette avrei potuto ancora sfiorare con un nuovo viaggio. Quale poteva essere lo scopo di un'ottava visita che non fosse solo intrisa di ricordi e di una vaga malinconia, di una certa ben nota 'toskà'? Dunque sono comparse al mio cospetto 7 anime sconosciute. Alte. Altissime. Le chiamano 'sorelle'. I cosiddetti grattacieli di Stalin.  L'ennesima mania di onnipotenza e di trionfalismo sovietico, la testarda cupidigia di Stalin e le sue superstizioni. Comunque li si voglia chiamare, ai miei occhi, rimanevano segretamente alti. Una meta verticale da raggiungere, da fotografare. 
I segreti non la dicono mai tutta. Tali sono e dunque non rivelano. Ma puoi esserne parte per un po'. Quando ho visto davanti a me l'enorme mole dell'Università di Stato Lomonosov, ho temuto che potesse inghiottirmi. Eppure non mi hanno lasciato nemmeno entrare. Ne ho ammirato le armonie, i dettagli, la logica convulsa della disposizione delle finestre, simili a uno sdentato ghigno. Ho immaginato i milioni di passi che calpestano i corridoi infiniti del corpo centrale, le voci rimbalzare nelle aule magne. Della prima sorella ho visto solo il suo vestito, ed era un vestito da sposa. Speciale, irripetibile, vetusto. Poi il Ministero degli Affari Esteri con i suoi segreti ben più inaccessibili, con la guglia simbolo dell'eterna 'stupidità di Stalin'. Giustapposta per suo capriccio, incappucciata da un geniale architetto. Il suo volto era una lastra bidimensionale di cemento, una fortezza. Dentro di esso una sublime malinconia spuntava da una finestrella. In quella, qualcuno che avrà discusso di un certo libro, di un certo caso, delle sorti del mondo. Gente che vive alla Kudrinskaja, un grattacielo abitativo, regno dei ricchi, della nuova anonima società russo-borghese. Impura, depredata del suo fascino, assediata da una nuova stirpe. Alla fermata Krasnye Varota si erge un altro Ministero, quello dei trasporti. Ora anch'esso grattacielo abitativo. Magnifica risacca del decadente oceano sovietico. Un custode che mi ha lasciato fotografare la sua postazione e dalla quale sono riemersi quei misteri, quelle strane sensazioni di un deja vu, di un passato misterioso. Porte che portano...chissà dove. Proprio davanti era parcheggiata una Lada vecchio modello con il suo stradario dell'Urss appoggiato sul retro. Che qualcuno là dentro non si sia accorto che l'impero è caduto? Forse il proprietario ero uno di quegli eroi sovietici, al quale era dato, unico privilegio, di poter abitare in una lussuosa 'casa alta' nel centro di Mosca. Fossili del passato. 
L'inquieto, stritolato Hotel 'Leningradskaja'. Oggi sfregiato da un'insegna 'Four Seasons'. Smilzo e minimalista. Dallo sguardo torvo e colpevole. La sua vecchiaia mi sembrava una semplice tenerezza dell'eloquenza propagandistica, un foglio stropicciato della Pravda. Impossibile non torcersi il collo, non aprire leggermente la bocca nello stupore, nel riprendere fiato per la bellezza artistica dell'Hotel Ukraina e le sue membra aperte al quale sembra appoggiato un mantello. Gioielli di granito ne abbelliscono la sua fattura, risplendono la falce e martello. Un tempo era l'hotel più grande d'Europa, ma soprattutto era una mia stanza d'albergo, durante un viaggio nel 2006. Ricordi. La scultorea visione della Kotel'nicheskaja: un sontuoso rapace in volo, la sua regalità mi ha cavato gli occhi con artigli invisibili. Del suo segreto sono riuscita a rubare qualche androne, botole inquietanti, quel colore verde-acqua cristallino ai muri, che ha dipinto mezza Urss, che di trasparente non aveva niente. Della trasparenza i segreti sono acerrimi nemici per definizione. 
Da tutti i grattacieli trasudava un incancellabile, fulgido passato. Come il bianco e nero di una fotografia che non riesci proprio a capire perchè il progresso l'abbia resa a colori. Ho visto, ho toccato, ho odorato le sette vette, eppure ancora qualcosa mi è sfuggito, ancora mi logora una sensazione di irrisolto, quella sostanza di cui è pregna la Russia, quell'ombra di inconoscibile, che mi protegge e che, al tempo stesso, mi imprigiona e mi trattiene ad essa...




Università di Mosca 











































































































Ministero degli Affari Esteri



















































































































Kudrinskaja

























































































Ministero dei Trasporti















































































































































Hotel 'Leningradskaja'



















































Hotel Ukraina










































































































Kotel'nicheskaja








































































































































































Nessun commento:

Posta un commento