Mentre il Miso Nabe bolliva beato nel pentolone lo scorso martedì sera, il mio amico Taichiro mi ha raccontato al volo come ottenere una buon brodo di soba.
Dopo aver fatto bollire una pentola d'acqua, versare gli spaghetti di soba. Dopo soli 3 minuti di cottura, rimuovere gli spaghetti dall'acqua e conservarla.
Una volta, scolati, gli spaghetti di soba si possono gustare in due modi. Se sono serviti caldi, vengono conditi con l'apposita salsa tsuyu della cipolletta, che in giapponese si chiama negi e una fetta di kamaboko (fish cake). Questo tipo di soba si chiama kake soba.
In estate invece, di solito, la soba si gusta fredda insieme a pezzetti di alga essiccata (chiamati nori) e cipolletta (negi) e wasabi, versati nella salsa tsuyu, così da farli diventare 'Zaru soba'. Questi, di solito, vengono adagiati su di un'elegante matassina di bamboo.
Se invece si vuole sorbire anche una gustosa zuppa di soba, basta semplicemente aggiungere la salsa per soba tsuyu all'acqua rimasta dalla cottura degli spaghetti. Di solito si gusta in inverno e qualcuno vi annega dentro direttamente gli spaghetti, anche se il giusto modo di mangiarli sarebbe di intingerli leggermente nella salsina.
Di modi per cucinare soba ce ne sono tantissimi e tutti ottimi. La soba in sè non è nient'altro che spaghetti di grano saraceno per otto parti e due parti di grano di frumento, infatti viene chiamata Ni-hachi (due, otto).
Un po' come succedeva per i ramen, la soba si gusta un po' ovunque in Giappone ed è considerato un piatto veloce e nutriente. Si trovano parecchi baracchini per la strada, nei quali andare a mangiarla, per esempio, durante la classica pausa pranzo. Ovviamente è d'obbligo succhiare (tsuru-tsuru) gli spaghetti, specie quelli caldi, per far sì che si raffreddino meglio in bocca e per mostrare al cuoco che stiamo gradendo il piatto.
Nei negozi si possono acquistare anche confezioni di soba già pronti e istantanei da preparare.
Sono felice che il mio caro amico giapponese, mi abbia portato un bel po' di scorte di questi magici spaghetti, per i miei pranzi solitari davanti ad un racconto di Murakami.
Ovviamente il meraviglioso packaging giapponese, guarnito di ideogrammi, non fanno che aumentare l'appeal culinario che esercitano su di me.
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