MATRIOSKla

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venerdì 22 aprile 2011

DISCO DEL MESE

The King of Limbs - Radiohead

Non sono una fan dei Radiohead, ma della musica dei Radiohead. Anche se la voce di Thom Yorke è insostituibile, sono le loro idee che ogni due o tre anni attendo con trepidazione. Attendo quello che avranno da dirmi, come me lo diranno, attraverso quale tonalità, armonia o testo. Non importa come saranno queste idee, perchè so che aderiranno alla mia pelle come un collante, mi entreranno nelle orecchie a poco a poco come un veleno e poi all'improvviso, con gli occhi, troverò l'antidoto e l'immagine sarà composta: capirò ogni cosa.
Ufficialmente è uscito nei negozi il 28/03/2011; 'The King of Limbs' è un disco che somiglia a una collana. Otto piccole, preziose gemme lo compongono. Qualcuna brilla particolarmente, qualcun'altra tiene insieme tutte quante, ognuna ha una sua sfaccettatura. Se fossi un esperto gemmologo, sceglierei Little by little perchè incorpora tutto quello che i Radiohead sono: alienazione, inquietudine, frenesia, visceralità. Ma se fossi un oceanografo all'avanscoperta sceglierei la canzone d'esordio In Bloom, perchè l'immagine dell'apertura del disco si fonde perfettamente con quella di un pesce, forse un'enorme balena, che volteggiando spalanca la sua bocca per esalare un respiro universale. E nell'universo appena nato del disco ci si ritrova con in mano una geniale dissonanza, una storpiatura della voce di Yorke che in Morning Mr Magpie si sovrappone all'accusa alla gazza ladra immaginaria, rea di aver rubato la memoria e la melodia alla canzone stessa. Feral potrebbe essere uno psico-thriller cantato, una demoniaca filastrocca che porta ad una trance sotterranea, prima che il singolo Lotus Flower ci risvegli con un ritmo schizofrenico e una lirica lunghissima, alla quale aggrapparsi insieme al crescendo della musica e degli acuti e arrivare a Codex, ricordo dell'aldilà di Pyramid song in 'Amnesiac'.
Quasi come sfumature, ma incastonate a chiusura di questo piccolo gioiello, chiudono Give up the ghost e Separator riverberanti, di un lucore riflesso, ma mai scontate fino in fondo.
Un disco oscuro, difficilissimo, un tunnel nelle profonde meningi della testa radioheadiana, una pietra preziosa ancora un tuttuno con la terra, un viaggio nel sottobosco, dove le radici dei suoni nascondono vie sommerse tutte da percorrere e ripercorrere per molto tempo ancora.

Il mio voto a questo disco è 8/10

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