MATRIOSKla

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martedì 26 aprile 2011

Un paese scomparso 25 anni fa

Quando penso a Chernobyl penso al mio tema d'esame di quinta elementare. Il disastro era appena successo; il 26 aprile del 1986.
Quando penso a Chernobyl, nella mia mente, ho un'immagine come questa di fianco. Una stanza piena di banchi dove non c'è più nessuno, una classe abbandonata in tutta fretta dai suoi scolari, una fuga nucleare e una fuga verso la salvezza. Poi penso all'Urss e noto una certa somiglianza tra il disastro atomico e la disfatta del più potente paese socialista della storia.
Non è ora l'ex-Urss come una classe di scuola dove il maestro non può più insegnare niente, perchè non ci sono più scolari? E non ci sono più scolari perchè qualcosa di terribile è successo. L'Urss non ha più niente da insegnare al suo popolo; i banchi sono scrostati e fatiscenti, i muri sono di un colore fuori moda e nel guardarli si prova angoscia come nel guardare un confine che non si riesce ad oltrepassare.
Chernobyl è una metafora dell'Urss. Per via di un errore umano, per via di verità insabbiate, noncuranza e di un'atroce fatalità la vita è esplosa, l'economia non ha retto, la grande bugia sovietica è implosa ed è precipitata su se stessa. Gli uomini potevano solo scappare ormai. Il microcosmo della città di Pripjat, quella notte, è diventato lo specchio del volto vergognoso delle fandonie comuniste. Come greggi formicolanti, il povero Ivan e la povera Tatjana sono saliti a bordo di un autobus che li ha portati lontano dal loro paese, come profughi, ma senza varcare nessuna frontiera. La radiazione li avrebbe uccisi lentamente, l'idea del comunismo reale aveva già cominciato a logorarli. Qualche vecchio Piotr e qualche babushka Katjusha hanno deciso di rimanere nella loro città natale, non potendo credere ad altro che al 'raggio' o meglio, non credendo affatto che il raggio potesse fare loro alcun male.
Esistono una nuova fauna e una nuova flora a Chernobyl e si chiamano i 'nuovi russi'. Sono mutazioni genetiche, rigogliose e abnormi, prosperate a lungo sulle macerie di un paese che non esiste più. Non si sa quanti dei vecchi russi siano realmente stati uccisi dal 'raggio', nè quanti siano stati deportati in un enorme sarcofago di cemento sepolto nel nulla. Si sa solo che dall'occhio nero di una ciminiera sono usciti uomini diversi, con un nome diverso, con un futuro diverso e con una sola cosa che li lega al passato: essere russi.

1 commento:

  1. 27 aprile, un giorno dopo.
    Nasce l'erede del mito sovietico, che tutti noi ora grazie a lei possiamo conoscere meglio.

    Buon compleanno, Klachka!
    Con affetto.
    Giusy

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