MATRIOSKla

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martedì 30 agosto 2011

La giungla - Upton Sinclair

Il sottotitolo recita 'Il romanzo che ha fatto tremare il capitalismo americano'.

Jurgis Rudkus è un immigrato lituano che approda in terra americana di inizio secolo in cerca di un futuro radioso e di libertà. Ma lui, come migliaia di suoi uguali, non è altro che una vittima sacrificale da sfruttare in una delle fabbriche dell'infernale quartiere di Chicago chiamato Packingtown.
Dal verbo inglese to pack, cioè impacchettare, il quartiere ingurgita i propri lavoratori, così come il consumatore divorerà il prodotto finito delle sue fabbriche, ignaro delle terribili condizioni lavorative a cui sono sottoposti i dipendenti. Con l'infrangersi del sogno di libertà e la distruzione della sua famiglia, Jurgis prenderà mano mano coscienza delle proprie possibilità e riuscirà a salvarsi solo aderendo al movimento socialista.
Considerato come un piccolo capolavoro del giornalismo di denuncia, quando La giungla fu pubblicato nel 1906, ebbe una tale risonanza, per via delle scabrose rivelazioni sugli abusi dell'industria della carne, tanto da costringere l'allora presidente Theodore Roosevelt ad aprire un'indagine. Ancora oggi rimane un feroce atto d'accusa contro uno dei molti orrori del capitalismo.

   ' Lo scalpore suscitato dal libro di Sinclair indusse il Congresso a emanare una legge per la sicurezza dei prodotti alimentari. Si fece poco, tuttavia, per migliorare la vita dei lavoratori, le cui disgrazie avevano ispirato Sinclair'

Eric Schlosser, autore di 'Fast food nation' 

Ho letto questo libro prima di partire per Chicago. A posteriori, dopo aver visto i luoghi più belli della città, direi che poco sopravvive di quei tempi e di quelle atmosfere. Non so dire cosa sia peggio, se pensare che la storia di Jurgis non esista più perchè non ci sono più speranze per un vero e proprio sogno americano - dato che gli Stati Uniti cadono a pezzi - o se pensare che quello che un tempo facevano un paio di braccia umane adesso lo fanno i robot. In ogni caso la storia si ripete, forse in altri paesi del mondo e con uomini di altre nazionalità, forse con aspettative di vita superiori. 
La scrittura di Upton Sinclair, fitta, minuziosa, dettagliata e priva di ogni poesia, perfettamente idonea alla rassegnazione congenita del protagonista, non è affatto banale, nè pedante, al contrario, trascina in un labirinto di disgrazie umane e sociali e apre le porte sul retro di realtà dimenticate. Un gran bel libro nel suo genere.

Voto: 7/10

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