MATRIOSKla

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domenica 15 gennaio 2012

Collateral e una Los Angeles fatale

Ho visto questo film almeno 5 volte e quando mi chiedono perchè mi piaccia così tanto, rispondo che è tutta colpa di Los Angeles. Quella Los Angeles che tutti immaginano soleggiata e gioviale, dove il giorno dell'occidente idealizzato si spegne per ultimo e quando la notte inizia  la vita - quella notturna - continua ancora più palpitante e frenetica. Quella Los Angeles che invece io ho, nella mia unica visita del lontano agosto 1993, percepito come deserta, sinistra, sospettosa, immensa, ricolma di oscurità non solo di notte, umida e per niente festosa, talvolta agghiacciante, schiva, losca e quasi caduta nell'oceano. Insomma, una Los Angeles che meglio di tutti, nel 2004, uno dei più grandi registi di Holliwood, Michael Mann, ha concepito nel suo grandioso film Collateral. Nonostante la trama sia l'eterno scontro tra il bene e il male e Vincent (Tom Cruise) sia l'emblema dell'uomo malvagio e privo di sentimenti, mentre Max (Jamie Foxx) sia l'autista nero, buono e sfigato, Mann è riuscito a regalare allo spettatore un protagonista insolito: la città.
Turbato ritratto di una LA pericolosa, spietata, alienante e come dice Vincent stesso 'disconnessa', proprio come un'enorme ragnatela a brandelli, la storia si svolge tutta in una notte. Una di quelle notti al neon, dove il cielo schiarito del tramonto lascia presagire un'insonne avventura, dove l'angoscia della solitudine ti attanaglia già quando Vincent, nuovamente dice: '17 milioni di abitanti...eppure ho letto che un uomo è morto sulla metropolitana e ci sono volute sei ore prima che qualcuno si accorgesse del cadavere'. Con queste parole, il feroce sicario, in 'missione di uccidere' sentenzia già la sua fine.
La scena della morte di Vincent infatti, seppure procrastinata, è tuttavia scontata. Nonostante l'ovvietà, è toccante quell'attimo in cui si percepisce il senso dell'inevitabile. In una città dove pure le forze dell'ordine sono più deboli del male, anche Vincent finisce dentro l'enorme frullatore della violenza e le sue ultime parole 'famose' sono: 'un uomo sale sulla metropolitana qui a Los Angeles e muore, pensi che se ne accorgerà qualcuno?'
Come spesso accade per i grandi film, anche la colonna sonora fa la sua parte. Ma il mito della Los Angeles sempre in cerca di guai, questa volta, sovrasta ogni struttura cinematografica. Ottima fotografia protagonista.

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