MATRIOSKla

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martedì 10 aprile 2012

Non è un paese per vecchi

Giuro che quando ho visto il film non ho capito niente e che l'avevo guardato soltanto perchè se era parlato molto e perchè in generale mi piacciono i film dei fratelli Coen. Poi ho saputo che era stato, tra l'altro, un film super premiato a Hollywood e Co. e dunque mi sono sentita spinta da tutto questo per affrontare la visone di questo film che veniva definito pieno di scellerata violenza.
Ho fatto un'altra eccezione. Ho guardato prima il film e poi ho letto il libro di Cormac McCarthy.
Ho letto il libro per due motivi. Uno per dare al film una seconda possibilità e per capire meglio la storia e due perchè il mio mito Aldo Rock ne ha consigliato la lettura.
Risultato: miglior libro del primo quadrimestre di quest'anno. Una storia semplice e dura, uno spaccato di vita raccontato con il tono asciutto della rassegnazione, un'atmosfera arida come quella del luogo in cui si svolgono i fatti, cioè il confine tra Texas e Messico. La caccia all'uomo è soffocante, claustrofobica e violenta. La fortuna diventa disgrazia nel momento in cui cade tra le mani di Llwelyn Moss, un reduce del Vietnam, che mentre è caccia di antilopi sul Rio Grande si trova sul luogo dove è appena avvenuta una sparatoria di narcotrafficanti. Nel frattempo lo sceriffo Bell e Anton Chigurh, un folle assassino psicopatico si mettono alla ricerca della 'felicità' di Moss e solo la violenza più efferata avrà la meglio. La rassegnazione dello sceriffo Bell, del quale ascoltiamo e leggiamo una voce fuori campo, racconta come la realtà di quei luoghi siano ormai al di fuori di ogni principio e valore. 
Dopo quest'ennesima riprova, sono sempre più convinta che il potere della parola scritta sia molto più rilevante di ogni rappresentazione visiva. Nonostante il senso della vista coroni sempre le velleità della nostra fantasia, le parole raccolgono il silente mistero dell'immaginazione.

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