MATRIOSKla

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martedì 7 giugno 2011

Orhan Pamuk - LA CASA DEL SILENZIO


La ‘casa del silenzio’ è una casa decrepita che sopravvive alle voci di molti. Sepolta in un vetusto passato sta la voce della vecchia Fatma, l’anziana capo famiglia che ormai consuma i suoi ultimi anni di vita logorandosi tra rimorsi e ricordi del proprio defunto marito. Come unico dono le ha lasciato ad assisterla il proprio figlio illegittimo nano Recep. La voce interiore di Fatma, chiusa nella propria stanza, riepiloga il sogno proibito dell’allora esiliato consorte: rompere il confine culturale e ideologico tra Europa e Asia, risvegliare l’oriente e renderlo uguale all’occidente. Quando, come ogni estate, i tre nipoti di Fatma tornano nella casa quel silenzio è rotto da nuove voci. Quella del nipote più grande Faruk – storico fallito e alcolista- che raccoglie documenti per scrivere un romanzo sull’identità nazionale turca, ma che ripeterà soltanto il destino infranto del nonno in un’ennesima enciclopedia ‘perduta’. L’altra è quella del più giovane Metin, studente di matematica con velleità di ricchezza e fama dall’altra parte del mondo e l’ultima quella della progressista Nilgun, pietra angolare dell’intera famiglia e specchio nel quale si rifletteranno le maledette domande del suo antenato, che aveva predetto e scongiurato l’ineluttabile sconfitta. Su tutto e nonostante tutto rimane questa ‘casa del silenzio’, casa avita e natale, ormai in preda ad un lento, inesorabile sgretolamento, ad uno sfacelo interiore.

Pamuk sceglie un coro parlante, rende protagonista ogni personaggio, di ciascuno di essi e delle loro speranze o sogni si condividono il patire e la speranza. Una scrittura che in quanto schietta e fluida, inesorabilmente malinconica si destreggia tra i capitoli ritrovando il filo conduttore della voce ‘mentale’ comune a tutti e a tutto, una trama scolpita e appassionante che con acuta precisione giustappone gli avvenimenti. Non sono storie sconnesse, né slegate l’una dall’altra, neppure troppo lontane dal presente se Faruk è il genio già sconfitto e Metin il futuro in divenire, l’autore spezza il respiro della narrazione soltanto in ultima istanza, culminando in una fine, oggi come allora, alacremente realistica. Il paese di Pamuk, la Turchia in bilico tra oriente e occidente, lancia attraverso queste pagine il suo mai sedato desiderio di rinnovamento e riconoscimento.


Ilmio voto a questo libro è 7/10.

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