MATRIOSKla

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sabato 4 giugno 2011

PECHINO E' IN COMA - Ma Jian

Ricordo ancora benissimo il 4 giugno 1989. Sebbene avessi soltanto tredici anni, nella mia mente, sono ancora vivide le immagini del cosiddetto tank man e delle sue prodezze davanti al carro armato, che muoveva la sua proboscide a destra e a sinistra, procedendo a passo d'uomo sulla Piazza Tienanmen di Pechino.
Era una calda primavera inoltrata e ricordo la tv che annunciava la sommossa popolare, le proteste studentesche, mostrava gli slogan e la gente rivolta sul marciapiede, esausta, svenuta e anche battuta dalla fame, dal caldo e dalla violenza. Quella violenza che la Cina di quel tempo non ha raccontato, non ha mostrato e di cui ha lasciato credere che fossero solo fandonie agli occhi di un occidente che reclamava la libertà d'informazione.
Ma se vi capiterà di leggere 'Pechino è in coma' di Ma Jian, potrete scoprire attraverso il racconto di uno dei tantissimi protagonisti, quanta violenza si riversò in quei giorni nell'immensa, formicolante Tienanmen nell'altrettanto immensa e scandalosamente ignara dei fatti Cina di Den Xiaoping.
Di questo libro è straordinaria la cronaca dettagliata dei mesi cha hanno preceduto il massacro di giugno, i racconti dell'audacia e dei sentimenti di decine di migliaia di studenti universitari e la lucida caparbietà dell'autore nel richiamare le vicende politiche e storiche di quel tempo e di quel fatidico giorno noto al mondo.
Insieme a questo, l'impalcatura del libro si sostiene sulla struggente narrazione di Dai Wei, colpito alla nuca da un proiettile inesploso, che lo ha ridotto al coma. La voce di Dai Wei, uno dei tanti studenti che partecipò alle proteste del 4 giugno, arriva direttamente dal suo corpo. Un corpo abbandonato dalla vita, ma attraverso il quale sente e percepisce tutto: la madre che lo accudisce per anni, gli amici che si ritrovano intorno a lui e l'addio della ragazza che lo lascia per trovare fortuna in America.
Un viaggio nell'anatomia della Cina del 1989 e nell'anatomia malata di un corpo di un ragazzo che ha visto i primi bagliori degli smantellamenti del blocco comunista, ne ha raccontato la verità nascosta e infine ne ha vissuto la rinascita da un letto di una casa in via di demolizione per costruire la nuova Cina imperialista e la sua mossa di marketing meglio riuscita finora, come la costruzione dello stadio, chiamato Nido per le Olimpiadi del 2008.
La scrittura di Ma Jian è sofferente come la sua personale vicenda di dissidente e di scrittore proibito nell'attuale Cina, dove ancora non sono stati chiariti dal governo in modo ufficiale i sanguinosi eventi di quel 4 giugno, sui quali vige una rigida censura. Intere generazioni nate dopo il 1989 e residenti nella Cina di oggi non sanno ancora che cosa sia davvero successo allora e poichè la parola 'libertà di stampa' non è nemmeno 'googolabile' dai siti cinesi, a meno di lasciare il proprio paese, non potranno ricostruire i fatti neppure acquistando 'Pechino è in coma' di Ma Jian.

Il mio voto a questo libro è 8/10.

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