Ancora una volta, dal paese del Sol Levante, scopro che esiste una strana categoria del genere umano. Si chiama freeter. Innanzi tutto mi incuriosisce l'etimologia della parola. Essa dovrebbe essere l'unione della parola inglese 'free' (libero) e di quella tedesca 'arbeiter' (lavoratore). Si tratta di un neologismo coniato tra il 1987 e il 1988. Non so perchè, ma in qualche modo mi sono sempre sentita un freeter. Cioè, finiti gli studi, ad un'età di più o meno 24 o 25 anni, mi sono trovata chiusa in un ufficio. All'inizio pensavo che quello sarebbe stato il mio destino, simile a quello della grande maggioranza della gente adulta e lavoratrice. Ma col passare del tempo, ricordavo quei momenti in cui, seduta tra i banchi di scuola proprio non riuscivo a figurarmi e a immaginarmi seduta per sempre dietro la scrivania di un ufficio qualunque, di un'azienda qualunque. Già allora, mi sentivo una freeter? Cioè avrei preferito avere un lavoro di scarso spessore e responsabilità, piuttosto che perdere la mia libertà. Questo più o meno è lo stesso concetto che accomuna milioni di giovani studenti giapponesi, che si sono dati questo appellativo.
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Bella questa del "freeter", non l'avevo mai sentita!!! Dai, da grande (o anziana, desormais..) farò la freeter ankio!!;-)
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