MATRIOSKla

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lunedì 28 gennaio 2013

Genesis - We can't dance

Ci sono dei dischi che rimangono per sempre legati ad un momento della nostra vita. Di molti ho già scritto in questo blog. Dischi che hanno fatto non solo la storia della musica, ma anche la mia storia di adolescente. Ultimamente ho fatto caso al fatto che Phil Collins ha riempito pagine e pagine dei miei pensieri e dei miei ricordi. Però, non adoro soltanto il Phil Collins solista. Ci sono almeno due o tre album dei Genesis con Phil Collins come cantante, che stanno nel mio olimpo personale della musica mondiale. Il primo è certamente quell'ultimo capolavoro assoluto che fu 'We can't dance'. Si tratta dell'ultimo disco che ha visto i Genesis e Phil Collins insieme in studio, per creare in studio il quattordicesimo album della band, pubblicato nel 1991. Uscito a cinque anni dall'altro immenso capolavoro che fu 'Invisible Touch' del 1986. 'We can't dance' raggiunse il numero uno in classifica in Europa e quattro in America e fu un album che portò con sè un tour mondiale per tutto il 1992. Amo questo disco per motivi personali, ma penso che a livello oggettivo, la qualità delle canzoni sia dal punto di vista musicale, che di lyrics sia eccezionale. Non solo, quelle canzoni, oltre ad avere uno straordinario potere di orecchiabilità ed essere molto melodiche, non finiscono mai nell'essere pop. Anzi, la grandezza dei pezzi sta proprio nel fatto che ognuno di essi racconti una storia davvero significativa, porti un messaggio, abbia davvero qualcosa da dire. 
Per esempio 'No son of mine' è la storia di un ragazzino che racconta come sia stato costretto a subire suprusi e violenze da parte del padre, che non lo considera neppure suo figlio. 'Jesus he knows me', invece è una sorta di parodia del fenomeno di evangelizzazione che l'America subiva negli anni 80 e 90, da parte di predicatori da strapazzo costantemente in primo piano in televisione. 'Driving the last spike' invece ha una storia vera alle spalle. Racconta la storia delle centinaia di persone che hanno sacrificato la loro vita per costruire la ferrovia inglese. 'Dreaming while you sleep' è la storia di un uomo che non riesce a liberarsi del senso di colpa di aver investito una donna in un incidente stradale. Mentre forse pochi sanno che 'Since I lost you' sembra una canzone d'amore tristissima, ma in realtà è una canzone di cui nacque prima una stupenda musica e poi, quando Eric Clapton perse tragicamente il figlio in un ben noto evento, Phil decise di scrivere delle altrettanto stupende parole dedicandole alla terribile perdita del figlio dell'amico. Ma ci sono altri pezzi indimenticabili come 'Hold on my heart', 'Tell me why', 'Never a time' che sono davvero pura maestria e classici pezzi 'lunghi' e improvvisati tipici della classe dei Genesis, come 'Fading lights' e 'Way of the world'. Insomma, difficile rimanere indifferenti a questo disco, difficile trovarne uno simili ai nostri tempi. Sembrerò vecchia e petulante, ma aspetto da anni un album del genere. Sarà che di Phil Collins al mondo ne è esistito uno solo...

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