MATRIOSKla

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giovedì 8 dicembre 2011

David Bowie e la trilogia berlinese: 'Low'

Quando David Bowie si trasferì dalla sua isola britannica al continente, scelse Berlino e gli Hansa Studios del settore ovest della città. Era il 1976 e di lì a poco Bowie avrebbe creato, insieme a collaboratori illustrissimi, 'Low' il primo dei tre dischi appartenenti all'era berlinese nella carriera del cantante.
Berlino ovest era una città che riusciva a vivere nel cuore della Germania Est, nella maniera più egregia. Quando Bowie si trasferì, trovò il conforto di una metropoli che non si curava molto delle star, così come succedeva a Los Angeles, dove aveva precedentemente vissuto. Aleggiava nell'aria quel clima di grande ispirazione artistica, delle grandi idee del modernismo europeo di Fritz Lang e di Marc Chagall, del gruppo Bruecke. Berlino era una zona di guerra, una terra di nessuno e Bowie viveva il fascino della prima ondata della sperimentazione che permeava la musica elettronica dei Neu! e soprattutto dei Kraftwerk.
Ma l'avvenimento più importante, fu l'arrivo di Brian Eno nell'entourage di Bowie. I due si erano conosciuti anni prima e tenevano i rispettivi lavori musicali in grande considerazione. Fu così che si costituì il connubio perfetto. Eno aveva una concezione di musica che divergeva da quella di Bowie. Il primo aveva da poco scoperto quanto interessante fosse diventare essenziali e il secondo continuava a pennellare la sua musica di sgargiante istrionismo e spettacolarità. Ne venne fuori un capolavoro.
Bowie scoprì l'interessante composizione espressionista, quella, slegata dall'esigenza verbosa di raccontare una storia e seguire una logica nel testo della canzone. Si discostò dalle consuete liriche e si lasciò andare ad una scrittura più frammentaria, meno comprensibile, più ripetitiva ed essenziale.
La prima parte del disco, il così chiamato lato A, risentiva ancora di quella sciagurata condotta che Bowie continuava a tenere nei confronti della sua vita privata. L'abuso di alcol e droghe, insieme ad una relazione amorosa in fallimento lo portarono a scrivere canzoni come 'Always crashing in the same car' e a concentrarsi ancora su argomenti come l'autodistruzione, l'isolamento e la commiserazione di se stesso. D'altronde anche il titolo già faceva riferimento a quello stato di low mood e ne lasciava presagire i temi. Inoltre era un chiaro gioco di parole e immagine in relazione al profilo mostrato da Bowie nella copertina del disco, che in inglese si chiama proprio foto in low profile. Il lato B, invece, rappresentò la reazione di Bowie nei confronti del blocco est europeo e della capacità di Berlino ovest di riuscire sopravvivere. Per Bowie quel posto fu una 'clinica', come lo definì lui stesso. Un luogo dove le sue nevrosi come l'agorafobia, la violenza e il nichilismo vennero sviscerate e superate grazie ad un clima circostante entusiastico, quello della gente stessa che popolava la città.
La collaborazione con Brian Eno fu, nel corso degli anni, sopravvalutata, ma di certo la sua influenza sulle composizioni e sul risultato finale non sono trascurabili. 'Low' è considerato a tuttora uno di quei dischi ai quali non si può rimanere indifferenti e del quale non si possono ignorare le caratteristiche innovative di quel tempo. Personalmente ritengo 'Low' il primo dei tanti picchi di intellettualità, che David Bowie ha sempre evidenziato nella sua creazione musicale. Bowie ha costantemente cercato il tocco geniale, la profonda indagine nella coscienza dell'artista, il guizzo di una diversità.

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