MATRIOSKla

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sabato 10 dicembre 2011

'Lodger', il terzo e ultimo atto della trilogia berlinese

Nonostante 'Lodger' venga considerato come il terzo dei dei dischi berlinesi e da qui si sia sempre parlato di una trilogia che era stata concepita a Berlino, l'album fu interamente prodotto in Svizzera e a New York.
Era il settembre del 1978 quando Bowie richiamò al lavoro, per registrare un disco che interrompeva a metà il tour di 'Stage', i due suoi più fidati collaboratori del tempo, Tony Visconti e Brian Eno.
Anche quest'album, secondo i sentimenti di Bowie, doveva avere il dono della spontaneità e la composizione doveva essere un processo di singole espressioni artistiche unite insieme. Nonostante Eno avesse procedimenti tutti suoi influenzò, con il suo solito europeismo intellettuale pari solo alla sensibilità di Bowie stesso, la riuscita del disco, in maniera  molto limitata. Secondo alcuni critici e conoscitori di quell'era di Bowie, questo nuovo disco, che doveva dunque rappresentare la tesi finale dei due presupposti iniziali e creare il culmine del sillogismo bowieano,  non si dimostrò all'altezza. Gli schemi dell'originalità creativa, precedentemente visti, tornarono ad essere più scontati e lineari. Scomparvero gli scombussolati e spiazzanti pezzi strumentali e anche tutti quegli schizzi artistici che avevano reso grande 'Heroes'. Quest'ultimo veniva considerato tra i tre atti, l'apice della creatività e della vendibilità dei dischi di Bowie. 'Lodger' era cominciato in una maniera estremamente promettente, Eno e Bowie discutevano su ogni singola parte, di ogni singola canzone. Si decideva in quale direzione portare il concetto della canzone. In un certo senso il disco doveva avere lo spirito più ottimista della trilogia. Secondo Brian Eno il risultato fu deludente, perchè i testi di Bowie cominciavano a diventare troppo politicizzati, come si legge in 'Fantastic Voyage' e 'Repetition'. Bowie, di contro, cercava di dare al disco un sound da 'world music', dove musica occidentale ed etnica si dovevano fondere. Il risultato non fu, però, quello che entrambi si aspettavano. Quello che mi pare interessante era l'idea che doveva stare dietro questo disco che oggi, a distanza di oltre trentanni, suona come un simbolo di un'era. 'Lodger' doveva essere un disco a soggetto, quasi una sorta di concept album, in cui l'uomo, o meglio ancora 'l'inquilino' veniva rappresentato come un vagabondo, emarginato e senza casa, oppresso dalle ossessioni della vita e della tecnologia. Forse, solo il tempo ha reso onore a questo prezioso lavoro. Personalmente adoro questi dischi di Bowie perchè, oltre che opere musicali, mi ricordano ancor più da vicino l'opera letteraria.

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