MATRIOSKla

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mercoledì 21 dicembre 2011

Ramen, Murakami e 'il tuffetto'

Data  la mia passione per i ramen, potete immaginare la mia euforia quando ho visto il mio amico Taichiro tirare fuori, dalla sua busta dei regali, questi due variopinti pacchettini. D'accordo che sono ramen istantanei e che non hanno niente a che vedere con quelli fatti al momento, ma almeno sono già qualcosa.
Per il mio classico pranzo in solitaria, immaginando di sedere ad uno dei mille locali di ramen che popolano Tokyo all'ora di pranzo, mi sono accomodata al mio tavolo di cucina e mi sono immersa nell'atmosfera giapponese. Non poteva mancare la mia tazza di tè verde e il mio compagno per il pranzo. Cioè un racconto da rileggere mentre sorbisco rumorosamente questi tagliolini esotici.
Per un piatto come il ramen, ho scelto un bizzarro abbinamento con un racconto che si chiama 'Il tuffetto'.
La scelta, in realtà, è stata casuale. Non che io mi ricordi tutti i racconti che ho letto di Murakami, ma di solito apro una pagina a caso, comincio a leggere e vedo se mi ricordo ancora quel racconto.
In questo caso, ricordavo solo che il titolo era assai bizzarro, tanto che, siccome avevo letto il racconto in inglese, avevo fatto fatica a tradurlo.
Anche in italiano suona strano. Pare che il 'tuffetto' sia una specie di anatroccolo davvero bruttino che si nutre di molluschi e simili e che non sia affatto commestibile, o che almeno abbia un sapore decisamente poco gradevole, come dice lo stesso  Murakami. 
Che strano racconto...ma proprio per questo mi è piaciuto. Mi ha ricordato di sicuro due illustrissime opere d'arte, che mi convincono sempre più del fatto, che tutto sia davvero estremamente collegato. 
La prima opera è 'Il processo' di Kafka. Quando si racconta la storia 'Davanti alla legge', davanti a quella fatidica porta riservata ad 'un unico uomo' c'è un guardiano che, in verità, continua a respingere proprio quell'uomo alla quale la porta è destinata. Allo stesso modo, in questo racconto, al protagonista viene chiesta una password e le speranze di poterla indovinare sembrano quasi nulle. Al contrario dell'uomo kafkiano, però, quello di Murakami pare uscirne vincitore. Sebbene la password - il tuffetto, appunto - sia una parola davvero assurda, la indovina e ottiene udienza davanti al 'tuffetto' in persona, che sarà il suo futuro datore di lavoro. Forse che Murakami abbia voluto farci capire quanto distorta possa essere la nostra percezione di un datore di lavoro, tanto da assomigliare ad un brutto e bizzarro animale? No, forse non era un messaggio così materiale. Il significato è probabilmente, come sempre, nascosto nell'indole onirica dei racconti di Murakami, che lo contraddistinguono e fanno di lui un genio visionario.
La seconda opera d'arte che questa storia mi ha ricordato è, ovviamente, 'Eyes wide shut' di Kubrick. Quando Tom Cruise, si reca alla festa-orgia segreta ha bisogno di una password e a causa di una seconda ignota parola d'ordine, che lui non conosce, viene allontanato dalla festa e minacciato perchè non provi più a tornare.
Insomma, saranno coincidenze oppure sarà che tutti quelli che scrivono, ahimè, ad un certo punto si ripetono, oppure sarà che tutto è collegato, perchè tutti i grandi geni pensano allo stesso modo.
Io comunque continuo a gustarmi queste perle di Murakami, questi fumanti spaghetti giapponesi in brodo e  quella strana e piacevole sensazione di deja-vu.

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