MATRIOSKla

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mercoledì 14 settembre 2011

Banana Yoshimoto - Delfini

La lettura di uno dei tanti brevi romanzi di questa prolifica scrittrice giapponese rappresenta, per me, una sorta di piccola tradizione estiva. In vacanza leggo molto, arrivo fino ai 6 libri in un paio di settimane e tra questi c'è sempre, immancabilmente almeno un libro di Banana Yoshimoto. Anche lei è sempre molto tradizionale nella sua scrittura. Si ritrovano sempre gli stessi temi ed elementi a lei cari. Primo fra tutti il tema della morte, segue il tema del paranormale e, giusto per rimanere con i piedi in questo mondo, i suoi scritti sono quasi sempre costellati di accenni alla cucina giapponese. Forse in onore di quel suo primo grande successo letterario e di pubblico che fu 'Kitchen', pubblicato ormai 20 anni fa nel 1991.

Non so, dunque, se sia un fatto quasi fisiologico-geografico, ma il mio corpo richiede un assaggio della sua narrativa quando mi trovo in vacanza al mare. Sarà che ci vuole una mente molto rilassata e sgombra per accogliere ed interpretare le strambe ricette letterarie della Yoshimoto. In questo romanzo breve, 'Delfini', si trovano animali imbalsamati nascosti nella soffitta di una casa polverosa a picco su una scogliere, un tempio buddista popolato da donne intente a preparare da mangiare, una sensitiva chiamata Mami, che predice alla protagonista Kumiko di essere incinta e che ha sperimentato quello strano ed enigmatico stato di pre-morte.
Ciò che sempre mi sorprende, o per meglio dire, mi fa rimanere incollata alla lettura è scoprire come tutti questi bizzarri ingredienti si combineranno insieme e con quale usuale maestri didattica la Yoshimoto riuscirà a posizionare ogni tassello della narrazione, di modo che con una mira precisissima la catarsi incomberà sul protagonista dandogli un senso, una pace interiore, un significato e poi riporre tutto in un cassetto segreto della dimenticanza.
Spesso, infatti, risulta assai difficile ricordare e distinguere tutti i personaggi e le trame dei differenti romanzi. E' come se essi potessero idealmente essere tutti eroi di  uno stesso  ed unico romanzo.
Tuttavia trovo che la Yoshimoto abbia un evidente limite nella sua scrittura, cioè l'elemento femminino.
Tutti i romanzi che ho letto finora avevano come protagonista una donna, tutte le problematiche affrontate sono tipicamente femminili e credo che il suo stile possa essere apprezzato meglio da una mente femminile che non da una maschile e che, per di più, si tratti di una scrittura riconoscibilmente femminile. Forse sarà il modo molto personale utilizzato da Banana Yoshimoto di affermare l'elemento 'donna' in una società, quella giapponese, notoriamente maschilista.

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