MATRIOSKla

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mercoledì 28 settembre 2011

Crimea: al confine tra Urss, Russia e Ucraina

La Crimea è l'esempio perfetto della persistenza della memoria: il passato che non passa, uno spazio fuori della percezione temporale e dalle leggi della fisica, come quella scena de 'Il Maestro e Margherita' di Bulgakov in cui Lichodeev si ritrova privo di coscienza sulle coste della località balneare di Yalta, sbalzato fuori da una Mosca in subbuglio per via dell'arrivo del diavolo, teletrasportato nel tempo e nello spazio come per magia.

La Crimea oggi è uno spazio che geopoliticamente appartiene all'Ucraina, il suo nome ufficiale è Repubblica autonoma di Crimea, ha un suo parlamento e una sua capitale, Sinferopol, che prende ordini dal Kiev.
Quando nel 1954 Nikita Chrushov, segretario del PCUS regalò la Crime all'Ucraina, lo fece come gesto simbolico, poichè l'Ucraina faceva comunque parte dell'Unione Sovietica. Nessuno in quello spazio temporale che pareva non dovesse finire mai e che con esso non sarebbe mai finita la super potenza sovietica, poteva immaginare che a distanza di 50 anni la Crimea sarebbe rimasta terra si contesa tra l'erede Russia e la damigella Ucraina.
La Crimea è una pietra preziosa legata alla costa meridionale dell'Ucraina per mezzo del sottile istmo di Perekop. Immersa nelle calde acque del Mar Nero, si trova alla stessa latitudine del Sud della Francia. Incantevole e rigogliosa, con una costa segnata da curve sinuose e scogliere luccicanti, era un avamposto strategico per la flotta navale sovietica, meta di villeggiatura prima per gli zar, poi per tutto il Politbjuro.
Quando, ai tempi del comunismo, le ferie erano pagate dal datore di lavoro e si andava tutti in vacanza nello stesso posto, le 'stazioni balneari' situate nei pressi di città marittime come Fedosija, Massondra e Yalta pullulavano di sanatori statali, aree termali e centri di assistenza sanitaria gratuita.
I vigneti di Massondra erano la cantina vinicola che produceva lo champagne color rubino per lo zar. Yalta e Foros, baciate dal sole, erano cariche di frutteti e campi di grano dorati.
Inoltre la Crimea, benedetta da un clima mite tutto l'anno, a differenza della Russia - il cui permafrost si estende per tutto quel quinto di territorio che va al di là del Circolo Polare Artico - non vede mai i suoi porti gelare. Quando a febbraio a Mosca si raggiungono anche i 12 gradi sotto zero, a Yalta ce ne sono 6.
Quando sono nate le repubbliche indipendenti, a seguito della caduta dell'Urss, la Crimea con tutte le sue basi militari navali diventò territorio ucraino. Ma la Russia aveva e ancora oggi ha un asso nella manica.
L'Ucraina, infatti, ha nei confronti della Russia un assoluto bisogno di gas e petrolio e un debito che ammonta a circa un miliardo di dollari. Ad oggi, con l'arrivo del potere del presidente ucraino filorusso Viktor Yanukovic, i due paesi hanno raggiunto un pacifico accordo: la flotta russa ormeggiata nelle acque del Mar Nero al largo delle coste della Crimea rimarrà di stanza fino ad almeno al 2017. Alcuni dicono che l'Ucraina sarà e rimarrà sempre attanagliata dal giogo russo fino a quando persisterà il debito. Altri sostengono che la flotta russa rimane un orgoglio d'identità russa e un retaggio della vecchia marina sovietica, così come lo è per certi versi l'intera Crimea. Ad oggi il bunker militare segretissimo in tempo di guerra fredda apre le sue pesanti porte di titanio addirittura al turismo e permette ai visitatori di entrare per vedere l'intera flotta ormeggiata.
Insomma, questa Crimea più che una penisola nel Mar Nero sembra un'àncora gettata negli abissi del tempo. Sebastopoli, che per molti anni dell'era sovietica era una città nella quale era proibito entrare senza permesso, rimane una città di eroi, fitta di cimeli di guerra, di monumenti commemorativi e nel 1945 le fu assegnato l'Ordine di Lenin e il titolo di città degli eroi per aver resistito per 245 giorni all'assedio tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale.
Ma non è tutto, la storia della Crimea insegna che nessun luogo resta a lungo nelle stesse mani. Nella sua storia, la penisola è stata conquistata da un'altra popolazione ad oggi ancora presente, quella dei Tatari, e che rivendica i propri  diritti alla sua terra da quando nel 1989 Michail Grobaciov autorizzò i tatari a tornare in Crimea.
Molti vivono ormai confinato in baracche abusive tra Simferopol e Bakhcisaraj in attesa di riacquistare i loro antichi territorio. I tatari si dichiarano filoucraini, più per via della vecchia abitudine all'odio nei confronti del regime sovietico, che non per reali motivi. Ma qui la Russia sopravvive anche nelle  parole, il russo è la lingua franca usata nella maggior parte delle scuole e nelle amministrazioni pubbliche. La gente dimenticata in questo lembo di estremo sud di terra russo-ucraina vive ancora dei residui della vecchia Unione Sovietica e ama ricordare i fasti e gli onori della marina sovietica. Ancora appollaiata negli edifici in stile bunker di cemento armato, osserva le carcasse arrugginite delle navi di guerra russe ferme nel porto, sui cancelli del parco Primorskij si trovavo ancora le effigi della falce e martello, il carattere degli abitanti del posto è brusco e poco incline al turismo e si porta dietro un'attitudine scontrosa come peggiore reliquia ereditata dall'Urss. Forse la storia e la politica avranno il potere di dividere la Crimea dall'Unione Sovietica, ma sradicare i retaggi dell'Unione Sovietica dalla Crimea sembra un processo ancora molto lontano.

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