MATRIOSKla

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giovedì 29 settembre 2011

Il Sole Ingannatore

Se il grande, immenso, straordinario Nikita Michalkov aveva intenzione di girare un film sul più grande orrore che la Russia sovietica abbia mai visto, penso che con questa sublime pellicola ci sia riuscito in un modo semplicemente geniale.
Non credo si possa completamente essere in grado di seguire, capire e apprezzare la storia che Michalkov racconta, senza sapere abbastanza della storia russa contemporanea e di tutti i suoi piccoli, personali e umani risvolti di cui essa stessa sia stata testimone.
L'intenzione narrativa di questo film sembra orientata verso una corrente contraria al solito gesto cinematografico di raccontare i fatti della storia. Qui, infatti, si ha l'impressione che siano i fatti storici e fermarsi ad osservare le tragedie degli uomini che la storia del mondo si fermasse e si mettesse a guardare se stessa davanti ad uno specchio.
Il colonnello Kotov, eroe della Seconda Guerra Mondiale, interpretato dallo stesso magistrale Mikalchov, si trova nella sua dacia di campagna insieme alla moglie Marusja e alla piccola figlia Nadja per trascorrere una tranquilla giornata con il resto della sua famiglia e godersi tutto il calore familiare, giusta ricompensa per le sue immense fatiche. La ricomparsa inaspettata di Mitja in quello stesso giorno, però, suscita scompiglio e imbarazzo perchè insieme a lui riaffiorano dolorosi fantasmi del passato. Tutto, con l'incedere del film, si ricompone. Mitja, interpretato da un sempre magnifico Oleg Menshikov, era l'uomo destinato a Marusja fin dalla loro prima giovinezza e quando, con lo scoppiare della guerra, Mitja viene allontanato dalla famiglia il loro amore si interrompe e Marusja tenta di tagliarsi le vene. Ora che sono passati parecchi anni, i segni sui polsi di Marusja e in seno alla famiglia stessa sembrano rimarginati e un comodo equilibrio sembra essere stato ristabilito. Ma Mitja, che ormai fa parte della polizia politica, è tornato per distruggere tutto ciò che gli è stato portato via. Per una assurda e quantomai sospettosa coincidenza del destino, ora, l'incarico di Mitja è quello di arrestare e riportare con la forza proprio il colonnello Kotov.
Solo la storia saprà- ed insieme ad essa tutti i suoi posteri - quale sarà il destino terribile che attenderà a Mosca l'eroe della Grande Guerra Patriottica Kotov. 
Quell'equilibrio che sembrava conquistato con l'amore e la fedeltà per la propria patria da Kotov, quella fede cieca nell'avvenire della terra sovietica viene distrutta dall'arrivo della nuova politica del terrore operata da Stalin attraverso tutti i suoi uomini.
Kotov, il 'cieco della Rivoluzione' è soltanto uno dei tanti abbagliati da quello che Michalkov chiama struggentemente 'il sole ingannatore'. Dopo aver letto di tutto sulla follia ossessiva di Stalin e della paura che intrappolava li popolo russo dentro casa propria, non ho potuto far altro che adorare tristemente le sottigliezze poetiche di questo film. In particolar modo, ho condiviso i diversi tipi di dolore che catturano i due principali protagonisti della storia e il oro diversi, e tuttavia uguali, destini inflitti e autoinflitti. E' struggente la scena in cui i due uomini sono in piedi, uno di fronte all'altro, sulle scale della dacia e Kotov tiene serrate le orecchie della ongara figlia Nadja, mentre apprende da Mitja di dover recarsi a Mosca. Altrettanto struggente è il motivo che Nadja continua a canticchiare per l'intero film. Si tratta di un vecchio tango, che in un certo senso lascia riaffiorare la malinconia dei tempi andati, di cui sono un commovente ricordo anche quei dolci e preziosi personaggi 'pre-rivoluzionari' interpretati dallo zio e dalle due nonne. Esso è anche il motivo musicale iniziale del film stesso. Un tango che in russo si chiama proprio 'Utomlyonnie solnze', cioè abbagliati dal sole.
Anche gli sguardi distrutti scambiati dai due ex-innamorati Mitya e Marusja sono struggenti, eppure ad una prima ignara visione credo che questo film risulti di una delicatezza inaudita.
Insomma, comunque lo vogliate interpretare, questo capolavoro della cinematografia russa - tra l'altro premiato con un Leone d'oro come miglior film straniero nel 1994 - non vi lascerà di certo indifferente. Una pagina non dimenticata nella storia degli uomini che hanno vissuto i terribili tempi di Stalin.

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