Non posso non scrivere niente, per salutare idealmente, uno dei pochi cantanti italiani che hanno fatto parte dei miei ascolti musicali più cari. Mio padre è sempre stato un grande estimatore di Lucio Dalla. Quand'ero piccola lo capivo poco, mi sembrava una scimmietta col cappellino e gli occhialetti. Non era esattamente elegante e attraente come Simon Le Bon, perchè gli anni in cui in casa mio padre faceva suonare i suoi dischi erano, più o meno, i metà anni 80. A forza di sentire le sue canzoni però mi avvicinai alla sua musica.
Quando si andava in gita alle medie, sul pullman si prendeva il canzoniere e si cantavano gli autori italiani. Lucio non poteva mancare con la sua Piazza Grande, L'Anno che verrà, 4 Marzo 1943. Erano i miei primi approcci alla storia della musica italiana contemporanea, la musica dei bellissimi anni 60 e oltre.
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Era un cantante-poeta, di sicuro la sua sensibilità e la sua poesia, la sua delicatezza d'animo erano tutte nascoste in quella straordinaria voce e quella sua liricità. Nessuno avrebbe, ad esempio, saputo scrivere una canzone più toccante di Ayrton, dedicata al grande pilota morto giovanissimo nella terra di Lucio.
Pochi sapevano essere buffi e romantici allo stesso tempo, forse questa era davvero la tenerezza che emanava da quel grande artista di cui non scorderò mai il cappellino, gli occhialini, le mani tozze e una voce sublime.
Lucio Dalla...dolci ricordi...
Grande Lucio.
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