MATRIOSKla

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giovedì 26 maggio 2011

KAWAII e OTAKU

Anche se Kawaii in giapponese ha un'accezione molto specifica - esso infatti significa 'carino' e connota tutta la cultura e subcultura derivante da personaggi della fantasia manga, dalle anime e dai videogiochi e indica tutto ciò che è carino in miniatura, femminile, innocete e buffo - mentre mi trovavo a Osaka, ho sperimentato il mio personale 'stupore Kawaii', osservando in giro particolari del gusto nipponico molto riconoscibile anche per le strade.

Questa foto, scattata in un parcheggio non lontano dal Castello di Osaka, mi stupì particolarmente.



Vedere una tale variegata confusione sul cruscotto della macchina era qualcosa a cui non avevo mai pensato prima: pupazzi dagli occhioni manga, cd di Jap-Pop sparpagliati qui è là, snack e bibite ai gusti più strambi, pacchetti di sigarette e altra varia mercanzia, sembravano messi lì apposta (e forse lo erano!).

Mi ero sempre immaginata, ad esempio, la camera di un adolescente giapponese otaku in quel modo. Gli 'Otaku', infatti, sono strambi personaggi appassionati e, oserei dire, ossessionati da qualcosa in particolare come manga, anime e videogiochi e spesso vivono nel mito di essi. Ne imitano il modo di vestire, parlare e comportarsi. Acquistano compulsivamente tutti i gadget che riguardano i loro personaggi preferiti e di solito frequentano un preciso quartiere di Tokyo, che si chiama Akihabara.
Si dice che il fenomeno otaku sia un modo per tornare a rifugiarsi nel passato della propria infanzia, un modo per sentirsi al sicuro, nascondendosi nel fittizio mondo della realtà virtuale. Gli otaku sono in continua evoluzione, ne esistono di varie categorie e tipologie a seconda del proprio oggetto di interesse. Di loro si dice che siano la risposta ad una società esageratamente distante dalle problematiche giovanili, una reazione all'incomunicabilità tra giovani e vuoto della società moderna giapponese, nonchè risultato dell'assenza di dialogo all'interno delle famiglie.
Insomma il fenomeno otaku, apparentemente così sgargiante e allegro, nasconderebbe vere e proprie manie e situazioni irrisolte del mondo giovanile. L'attrattiva estetica e l'importanza ad essa conferita si può ritrovare anche nel mondo virtuale. Le 'emoticon' o faccine sempre più elaborate e più frequentemente usate nella comunicazione virtuale in rete sono un esempio di come la comunicazione abbia assunto segni sempre più enfatizzati e tridimensionali, per attrarre un'attrazione che pare sottratta e sottostimata dalla società moderna.
Un modo, insomma, per mettersi in evidenza. Forse ciò che il proprietario di quella macchina nella foto voleva disperatamente fare.

Se siete interessati a scoprire che cosa sia un comportamento otaku da una prospettiva letteraria, vi consiglio 'Train Man' di Nakano Hitori, che in giapponese significa 'uno di noi' e che rappresenterebbe il nickname di tutti gli autori del forum che si intercambiano nella narrazione di questo libro, facile e immediata come quella di un sms, costellato da faccine Kawaii ed emoticon, che insieme raccontano una storia comune e semplice, come quella che potrebbe accadere di vivere a chiunque.
'Train Man' ha riscosso successo tra gli otaku stessi e un bacino di lettori che ha acquistato 1 milione e 500 mila copie del libro, diventato poi anche una serie a fumetti, un film per il cinema e una fiction Tv.


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