MATRIOSKla

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martedì 10 maggio 2011

La zuppa di miso come metafora di una tempesta


Chi conosce la cucina giapponese, di certo avrà provato almeno una volta ad ordinare la zuppa di miso. Di solito è compresa nei bento dei menù fissi del mezzogiorno della maggior parte dei ristoranti giapponesi. C'è chi la ama particolarmente, chi si limita a gustarla come accompagnamento caldo che precede le classiche portate fredde quali sushi, sashimi e maki. C'è chi si cimenta anche a prepararla in casa e chi la acquista direttamente in buste sottoforma di liofilizzati.
Di tutte le zuppe di miso che ho gustato sempre con enorme piacere, mi ricordo solo una volta in cui ho voluto rinunciarvi; quella in cui nella sala ristorante dell'hotel di Osaka dove ho alloggiato durante il mio viaggio in Giappone, la servivano per colazione. All'inizio non mi spiegavo quell'odore di pesce al vapore che esalava da enormi pentoloni d'acciaio adagiati di fianco alla classica omelette internazionale.
Tempo dopo, leggendo l'illuminante e dovizioso libro di Michael Booth 'Sushi and beyond', ho capito il significato di quell'odore un po' nausebondo che usciva dal pentolone e ho capito come l'oriente abbia riversato la sua sapienza e meticolosità culinaria in un semplice brodo di pesce, alghe e tofu, che per una inspiegabile chimica magia ripropone una sorta di primordiale diluvio universale...

...' la zuppa di miso è una delizia per gli occhi così come lo è per il palato. Quando la zuppa è pronta e viene versata nella scodella, le particelle di miso si disperdono tutt'intorno in un'omogenea foschia, lasciata indisturbata per qualche minuto, le particelle si radunano nel centro della scodella in discrete nuvolette che lentamente cambiano forma. Le nuvole si costituiscono in cellule dalla forma convessa e in colonne che nell'ebollizione del brodo si innalzano dal fondo. Se la si lascia raffreddare, la zuppa si raddensa  e si prepara ad evaporare verso la superficie per poi ricadere. Se riscaldata ritorna meno densa, poi si ravviva e così via. La zuppa di miso, insomma, metterebbe in atto a tavola lo stesso procedimento che genera una nube temporalesca in un cielo estivo.'

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