Chissà se Omero pensava alle balene quando scrisse che Ulisse avrebbe udito al largo delle coste di Antenoessa e nei pressi di Scilla e Cariddi il canto tentatore delle Sirene, metà uccelli e metà donne dai lunghi e malefici artigli.
Magari si era sbagliato con qualcos'altro o forse già conosceva il potere incantatorio di una tra le specie mammifere più misteriose che popolano il nostro pianeta: le balene.
Si sa ancora molto poco di questi giganti dell'oceano e il mistero che li avvolge li ha resi sempre più attraenti ai miei occhi, tanto che ho cominciato a leggere tutto quello che sono riuscita a trovare anche nella narrativa contemporanea e un giorno mi sono seduta al tavolo e ho cominciato a disegnarle.
Si ipotizza che i maschi cantino, come altre specie, per attrarre le loro compagne nel periodo dell'accoppiamento, ma non si sa come cantino, cioè è un mistero come possano emettere tali gioiosi quanto commoventi suoni senza aprire la bocca, nè lasciar uscire bolle d'aria dal loro sfiatatoio. Alcuni ricercatori, che hanno studiato le melodie letterlmente 'create' dalle balene, si sono commossi fino alle lacrime e hanno appreso che nel mondo degli abissi il silenzio è soltanto frutto della nostra immaginazione. In realtà, le megattere producono temi musicali, che possono nascere dall'improvvisazione o da un'accurata elaborazione di fraseggi e suoni simili a percussioni o a distinte note raggiungendo anche ottave altissime. Quando cantano, anche loro, possono avere ottime performance o fiaschi, un pubblico fisso o una certa popolarità tra gli altri membri della specie, che alternandosi creano a loro volta variazioni sul tema e interpretazioni sempre più eccellenti.
L'oceano non è una camera insonorizzata, al contrario, le megattere, in qualità di animali sociali e fortemente solidali fra loro, utilizzano i loro suoni a bassa frequenza per comunicare con altri esemplari a distanze impensabili. Li usano per guidare verso la strada di casa altre balene che si sono perse, per esempio, tra i ghiacci artici o rimaste intrappolate sotto al pack, li usano per informare sulla presenza di riserve di cibo in un preciso luogo sottomarino del pianeta o anche semplicemente per darsi un appuntamento privato.
La cosa strabiliante è che, nonostante gli oceani siano in realtà attraversati da frastuoni di ogni genere, le balene riescono a selezionare solo i segnali utili, a memorizzarli e riconoscerli anche a distanza di molto tempo e innumerevoli miglia. Il loro sistema di selezione ci è talmente ignoto che nessuna tecnologia a noi nota finora sarebbe in grado di riprodurre lo stesso procedimento, mentre quest'abilità è propria alla specie da milioni di anni. La razza umana non è in grado di capire ancora molto di questi cetacei, forse potrebbero esserlo intelligenze extraterrestri, tanto che le sonde spaziali Voyager I e Voyager II lanciate nel sistema solare portano a bordo, oltre che messaggi di ogni tipo in centinaia di lingue del mondo, anche i misteriosi canti delle balene. Forse specie più evolute di noi potranno capire che cosa si dicono questi enormi, sublimi esseri viventi dall'intelligenza superevoluta.
A volte penso a quella coda che sventagliando una sorta di saluto aereo, si volta con la grazia di una prima ballerina e come una cometa scompare in quella sorta di firmamento al contrario che è l'oceano scuro e inintelligibile. Se il mistero non facesse sua quella mezzaluna grigia e scivolosa inghiottita dalle correnti di marea, forse le balene avrebbero qualcosa da svelarci.
Belle, brave balenottere!!!!!
RispondiEliminaE soprattutto brava Kla che le hai disegnate così bene! Complimenti, un'artista a tutto tondo.