MATRIOSKla

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martedì 31 maggio 2011

RAMEN story

Non credo che ci sia qualcuno delle generazioni '70 e '80 che non ricordi di aver visto almeno una volta nei cartoni animati giapponesi uno dei personaggi mangiare, da un enorme scodella, degli strani spaghetti affogati in un denso brodo, decorato da curiosi ingredienti galleggianti.
Gli spaghetti si chiamano ramen e gli ingredienti di contorno possono essere dei più svariati. Vi dirò di più, nonostante l'origine di questa pietanza sia cinese e il nome stesso derivi dalla parola cantonese raomin, i giapponesi hanno sviluppato tutta una loro arte nella preparazione del ramen e innumerevoli versioni. Questo piatto, così ricco ed elaborato, era considerato fin dagli anni della guerra un sostituto del riso durante i periodi di magra e la sua consistenza, sebbene piuttosto satura di grassi, costituiva un alimento completo e altamente nutritivo.
Gli spaghetti, che sono l'elemento base del ramen possono avere le fatture e le provenienze più disparate, ma quello che importa è che siano alla fine un succulento simposio con il brodo di maiale, il retrogusto di umami ( letteralmente 'gusto buono', considerato il quinto gusto giapponese, poichè non rientra in alcuna delle categorie del salato, dolce, amaro, acido), una fetta di uovo sodo, degli spinaci, dei funghi e il simpaticissimo naruto. Pensate che quest'ultimo ingrediente, di solito bianco e rosa, dal contorno frastagliato e dall'interno a spirale, ricavato dal surimi e pesce azzurro frullati e colorati, prende il suo nome proprio dalla bizzarra forma che ha assunto e che si dice ricordi il vorticare delle acque del mare dello stretto di Naruto, che collega l'Oceano Pacifico e il mare interno del Giappone.

I giapponesi, che considerano il sushi e il tempura come dei cibi più prelibati e complessi, considerano il ramen un piatto ideale per la loro voglia di carboidrati e proteine, un piatto caldo e soddisfacente, consumato direttamente dalle scodelle di polistirolo - sia pure esso un preparato istantaneo - mentre sono in piedi al bar, mentre stanno per prendere la metropolitana o sia amorevolmente servito da un maestro di ramen in persona. Naturalmente non bisogna dimenticare di sorbire 'succhiando' letteralmente gli spaghetti, per poterli raffreddare in fretta e per poterne gustare a pieno il sapore.

A proposito di maestri, esiste una vera e propria arte del ramen e la si può scoprire in film molto piacevoli e pseudofilosofici come Ramen Girl e Tampopo. Così come esistono campioni-mangiatori di ramen e un intero museo dedicato a tutte le qualità, provenienze e intrepretazioni di questo cibo. Il museo si trova a Yokohama, la città giapponese con più elevata densità di popolazione cinese, ed è un vero e proprio santuario di souvenir, scodelle e poster della popolare prelibatezza.

Il ramen esiste in Giappone anche grazie ad un'intera industria ad esso dedicata che ha vissuto e tuttora vive dell'enorme boom di produzione e anche di tutto ciò che ne è cresciuto intorno: riviste specializzate,siti web e blog che insegnano come cucinarlo e dove acquistarlo o dove consumarlo negli oltre 200.000 ristoranti sparsi in tutta la nazione.

Il successo di questa scodella senza fondo, si dice che stia anche nel suo basso costo e nel relativo spazio limitato entro il quale lo si può preparare e consumare. In un paese dove gli spazi sono di primaria importanza, dove i telefoni cellulari e le macchine sono concepite per ingombrare il meno possibile, la praticità di questo cibo, la sua immediatezza e la tradizione che stanno dietro tutta la sua originaria preparazione sembrano incarnare perfettamente la natura del Giappone stesso. Ecco perchè quando vado al ristorante giapponese non mi sento abbastanza calata nella realtà delle tradizioni culinarie giapponesi, se non ordino almeno una scodella di ramen e non vi affogo completamente insieme alle bacchette, al delizioso cucchiaino di ceramica che le accompagna per raccoglierne il brodo e alla mia fame stessa.

A Osaka ho provato l'ebbrezza di trovarmi fuori da un ramen-bar nell'ora di pranzo e di dover scegliere da un poster a piedistallo la figura del ramen che volevo. Ho poi inserito il denaro nel distributore dal quale è uscito uno scontrino, che ho presentato al cuoco dietro al bancone di legno, dove altri sorbivano rumorosamente la loro scodella di spaghetti e dopo averne letteralmente 'incorporato' tutta la loro poesia, la mia storia d'amore con il ramen è cominciata...

1 commento:

  1. Mi hai fatto venire una fame!!! :-)
    buoni i ramen!
    Giusy

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