MATRIOSKla

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lunedì 2 maggio 2011

Dischi al vinile

Non capisco se sia un ultimo disperato colpo di coda della discografia mondiale o se sia una sottospecie di teoria dell'eterno ritorno nietzschiana, la scelta di tornare alla pubblicazione e distribuzione di dischi in vinile insieme al consueto compact disc.
La tendenza a riproporre feticci della nostra memoria, per giocare con 'l'effetto nostalgia', contamina un po' tutta la nostra società odierna e ci ripropone remake di vecchi film, versioni restyling di vecchie macchine, vestiti e oggettistica varia che si fregiano della defnizione, quasi come fosse un titolo onorifico, di vintage.

Sere fa, durante uno dei miei soliti giri notturni in libreria, ho spulciato tra gli scaffali dei vinili e con mia grande sorpresa ho scoperto che ormai il prezzo di un compact disc e quello di un vinile sono più o meno alla pari e pure io sono stata colta dalla malinconia: un quadrato di cartoncino delicato, al quale una volta tolta la protezione di plastica si sbeccheranno leggermente gli angoli e si imbiancheranno, ricordando vagamente il contorno di una vecchia fotografia. Dentro la custodia un disco vero, che ricorda le forme di un disco volante, il riflesso scintillante della luce che filtra tra i solchi delle canzoni, qualche ciglia di polvere sparsa responsabile di quel tanto amato e dimenticato fruscio della puntina sul vinile nero come la pece. Il suono sarà meno puro e avvolgente, ma più vero e imbottito, l'obbligo di alzarsi dal divano per cambiare lato un po' irritante, ma almeno ancora ci si potrà ricordare che stiamo davvero 'ascoltando' la musica, che abbiamo scelto con criterio quale disco mettere sul piatto e con molta cura poi dovremo rimettere al suo posto e non solo spegnere tutto con un 'off' o con un 'click'.

Chi ancora è sensibile a questi piccoli dettagli capirà come mai appaiono dati di mercato piacevolmente allarmanti, per cui già nel 2009, dopo l'ondata del cosiddetto 'the vynil revival' originato da una nuova generazione di teeneagers di New York, le vendite del vinile sono aumentate di un milione di copie e le vendite totali dei vinili negli Stati Uniti hanno sfiorato i tre milioni di esemplari per tutto quell'anno. Anche in Gran Bretagna le vendite di dischi in vinile sono passate dalle 180.000 copie  del 2001 alle 223.000 del 2009. Un'ondata che pare inarrestabile e che comunque continua a marciare di pari passo con la tecnologia contemporanea. Chi vuole portarsi in giro le nostalgiche eco del suono vintage, può farlo acquistando un piatto convertitore, che trasferisce le tracce direttamente da vinile ad ipod. Ne esistono di tutti i tipi e modelli; un po' ibrido, un po' geniale, da far rizzare i capelli ai fanatici dell'originale, utile per chi non vuole rinunciare nè alla qualità, nè alla comodità e un relitto da moderno onanismo mentale per chi invece ancora si aggrappa al braccio del vecchio giradischi degli anni 70, di cui io sono fiera di possedere un esemplare che vedete fotografato qui sopra.

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