MATRIOSKla

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sabato 14 maggio 2011

L'ARTE DI CORRERE secondo Murakami

‘L’arte di correre’ è un regalo dello scrittore giapponese Haruki Murakami alla sue due più grandi passioni: la scrittura e la corsa. Leggere questo breve saggio autobiografico, è scoprire come l’autore sia riuscito, nel corso di un trentennio,  a coniugare la sua professione di scrittore e la sua dedizione al running. Dalla necessità di mettere in moto un fisico incline alla pinguedine, causata dalla vita sedentaria, fino alla volontà di mettere alla prova se stesso in vere e proprie competizioni, Murakami scopre una naturale idiosincrasia con uno sport che pare affine alla natura stessa del letterato. La corsa, come la scrittura, sono esperienze solitarie, prove di estrema fiducia nelle proprie capacità psico-fisiche. Per apprezzare a pieno questo scritto, bisogna avere almeno un briciolo dell’anima del runner, altrimenti non si potrebbero capire certe interpretazioni filosofiche, che l’autore rende di un’attività apparentemente solo fisica e materiale come la corsa. C’è del sublime in questa disciplina, ci può essere una chiave di lettura di questo sport per cui ad ogni minimo gesto si potrebbe attribuire un prezioso significato.

Di molti pregevoli passaggi del saggio, ne prediligo uno nello specifico. Forse chi corre non si è mai posto questa domanda: ‘a cosa si pensa mentre si corre?’, e sapete perché chi corre non si pone mai questa domanda? Perché il runner mentre corre non pensa a niente e dunque non pensa nemmeno di doversi domandare a che cosa abbia pensato mentre correva. Murakami elabora in modo assai intimistico e originale questo concetto in un punto del libro che vorrei citare:
‘Mi viene spesso chiesto a che cosa penso quando corro. Di solito la gente che mi chiede questo non ha mai corso lunghe distanze. Indugio sempre su questa domanda.  A che cosa penso esattamente quando corro? Non ne ho idea. Nei giorni freddi credo di pensare un po’ a quanto freddo faccia e nei giorni molto caldi al calore. Quando sono triste penso un po’ alla tristezza. Quando sono felice penso un po’ alla felicità. Come ho accennato prima, ho anche ricordi casuali. Occasionalmente, quasi mai a dire il vero, mi viene un’idea da usare per un romanzo. Ma davvero, mentre corro non penso a niente che sia degno di essere menzionato.
Semplicemente corro. Corro in un vuoto. O forse dovrei metterla in un altro modo: corro in modo da  acquisire un vuoto. Ma come potreste aspettarvi, ogni tanto un pensiero scivola dentro questo vuoto. La mente  non può essere completamente assente. Le emozioni degli esseri umani non sono abbastanza forti e costanti da sostenere il vuoto. Ciò che intendo dire è, che i tipi di pensieri e idee che pervadono le mie emozioni mentre corro rimangono subordinati a quel vuoto. Privi di contenuto, essi sono dei pensieri casuali che si radunano intorno al quel vuoto centrale.
I pensieri che mi raggiungono mentre sto correndo sono come nuvole nel cielo. Nuvole di tutte le diemensioni. Vanno e vengono, mentre il cielo rimane il solito cielo di sempre. Le nuvole sono semplici ospiti nel cielo, che passano e svaniscono, lasciandosi dietro il cielo. Il cielo esiste e non esiste, esso ha sostanza e al tempo stesso non ne ha e noi mestamente accettiamo quella vastità e ne siamo affascinati.'
Ora che Murakami ha dato voce e parole a questo vuoto è difficile correre e pensare di doversi ricordare di aver pensato mentre si correva, è molto più facile pensare di non aver pensato affatto. Forse è questo uno degli affascinanti misteri della corsa: l’estraneazione, l’abbandono totale alla fisicità pura, l’immersione della mente nel corpo tanto da rimanerne sommersa, una sensazione di inspiegabile appagamento, tale da zittire il pensiero, l’approdo in un vuoto liberatorio, uno stato di matematica coordinazione tra sforzo fisico e leggerezza psichica che sfiora lo stato di grazia.

1 commento:

  1. I can identify: I run to escape...to escape reality, to escape thoughts, to escape the void which appears, ironically, as I'm running. A 'runner's high' needs no explanation. It simply 'is'...

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