MATRIOSKla

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giovedì 16 febbraio 2012

Alaska dream - Michele Demai

'Alaska...già la sonorità di questo nome, duro e dolce allo stesso tempo, incanta e strega. Alaska...la Grande Terra. Alaska...l'Ultima Frontiera'.
In questi ultimi giorni di ghiaccio e gelo mi sono fatta consolare da questo bel libro di viaggio. Scritto da una ex-giornalista francese di Antenne2, Michele Demai, appassionata di navigazione, che ha portato a termine 5 traversate dell'Atlantico e 2 del Pacifico, ha percorso più di 80 mila miglia per mare e attualmente vive sulla sua barca a vela.
Ho letto con molta curiosità, e con la mia solita voracità, questo breve racconto di viaggio dal quale ho imparato un bel po' di cose su questa remota terra.
Innanzi tutto che il nome, che come dice l'autrice è davvero evocativo e musicale, significa la 'Grande Terra' nella lingua aleute, parlata dagli antichi nativi, che popolavano questa terra milioni di anni fa. E' una terra immensa, grande quanto mezza Europa occidentale, venduta dai russi il 30 marzo del 1867 agli americani per la cifra di 7 milioni e 2 dollari. Lo zar, infatti, preoccupato dalle guerre europee e dagli strascichi delle guerre napoleoniche, si trovava nei guai con il suo già immenso impero russo, così decise di cedere insieme al territorio anche tutte le risorse minerarie, tra cui oro e petrolio, che vennero scoperte e fruite dagli americani,soltanto in seguito alle vendita. L'Alaska fu tecnicamente scoperta dal danese Vitus Bering, che allora si trovava alla corte dello zar e. In seguito alla cessione, nel 1959, diventò il 49esimo stato e il più grande degli Stati Uniti d'America. 
Michele Demai, costruisce la sua barca Nuage, che in francese rima con Voyage e decide di partire per una traversata che durerà 100 giorni, partendo dalla Francia per passare attraverso lo stretto di Panama e risalire il Pacifico, fino alla sua desiderata e sognata terra. Lo scopo è quello di trascorre un intero inverno ancorati  in una baia e rinchiusi nella barca, provvisti di viveri e attrezzature e sorbire la bellezza pura e incontaminata dell'Alaska. 
Insieme a lei ci saranno anche il marinaio Thomas e l'inseparabile gatto nero Pungo. Dunque, ho imparato anche che un gatto può rimanere su una barca a vela senza rischiare la vita per oltre 100 giorni e che, nonostante il volontario isolamento al quale Michele si sottopone, il gatto non senta la solitudine, nè l'istinto di suicidarsi buttandosi nelle acque gelate dell'Alaska.
Sì, perchè io penso che ci voglia davvero una straordinaria convinzione interiore per affrontare sia le insidie di due oceani, che la solitudine, il freddo, il silenzio, la noia e il nulla bianco che si aprono davanti agli occhi della protagonista e dei suoi compagni, stretti dalla morsa dei ghiacci invernali tra i quali la loro barca è ancorata.

Forse sarà stato il desiderio di vedere spuntare un Myosotis o forgetmenot (non ti scordar di  me), il fiore simbolo dell'Alaska, dalle nevi perenni, oppure di incontrare le balene, le orche, gli orsi, le aquile, o di percorrere gli stessi fiordi, che le 25 varietà di salmone risalgono dopo aver attraversato l'oceano, per depositare le uova e morire e infine sarà stata una personalità incline all'estremo a guidare un'impresa così singolare.
 Penso che ci siano persone prone a questo genere di avventure, che probabilmente, di alcuni luoghi non vedono le cose che di solito vengono descritte e, quindi, preferiscono viverle a modo loro, ma soprattutto devono viverle. L'istinto, il richiamo, l'ardore, la passione di Michele, per questa terra, hanno riscaldato le pagine raccontate in questo libro. Onore al merito. 

1 commento:

  1. Io mi sto preparando psicologicamente ad affrontare un viaggio di 49 giorni in Alaska che , grazie all'aiuto di un bus e un bush plane, spero che mi permetteranno di attraversarla da sud a nord. Ho l'impressione che neppure con il piu grande impegno mentale posso immaginare quello che proverò quando non ci sarà più nessuno attorno a me, quando per venti giorni camminerò nella tundra senza incontrare una strada, o quando attraversando l'Alaska Range mi sentirò miniaturizzato dall'immensità del Denali, o quando entrerò nelle zone semi desertiche del Brooks Range...
    partenza il 19 luglio, quando torno (7 settembre) metterò qualche video sul mio canale su youtube alemitofilms, spero proprio di farcela.

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