MATRIOSKla

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mercoledì 15 febbraio 2012

Sanremo 2012 e Adriano Celentano

Inutile negarlo, tutti gli anni seguo il festival di Sanremo. Mi piace la musica e mi piace scoprire nuove canzoni. anche se la musica italiana non tra le mie priorità. Dunque, almeno cerco di ascoltare i cantanti in gara e di evitare tutte le altre buffonate superflue, di cui lo show deve sempre essere inevitabilmente farcito.
Ieri, però, era prevista l'esibizione di un grande: Adriano Celentano.
Ho seguito il suo intervento così come si segue il discorso di un leader. Sì, lo ammetto, mi interessava ascoltare che cosa avesse da dire perchè immaginavo che avrebbe lanciato qualche bel segnale di protesta, qualche bella bomba al vetriolo, che avrebbe fatto sentire una voce diversa da quelle che siamo obbligati ad ascoltare dal solito monopolio opinionista dei vari pupazzi televisivi.
Sì perchè, un'opinione come quella di Celentano, sebbene semplice, a volte ermetica o troppo trascinata, comunque rappresenta sempre la voce dell'uomo comune, l'uomo della strada.
Non mi importa che sia venuto per scopi personali o meno, non mi importa quanto sia pagato, non mi interessa quello che dice un imbecille, ordinario della settaria e oligarchica Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, come Aldo Grasso.
Mi importa solo che almeno per una volta, anche solo per tre quarti d'ora nell'arco di un intero anno, in una trasmissione popolare, un uomo popolare, un mito dello spettacolo italiano come Celentano, abbia detto qualcosa che avrei voluto dire anch'io.
Era davvero ora che qualcuno tirasse in ballo il Vaticano e le sue ingerenze politiche, che si sentisse quanto insulsi siano i goffi tentativi di un progresso a discapito dell'uomo e del suo lavoro di cui ne è un brutto esempio l'introduzione dei treni ad alta velocità e il relativo ben servito dato al personale a bordo dei treni notturni, che sono stati soppressi. Insomma, come ha detto lo stesso Celentano, il popolo dovrebbe essere sovrano. Dovrebbe decidere e avere voce in capitolo, dovrebbe poter avere una voce, diritto di replica e soprattutto dovrebbe rappresentare il destinatario finale di qualsiasi decisione di governo.
Odio la politica. Non la seguo, non so niente, detesto tutto il sistema e i parlamentari falliti e queruli, i 'pappagalli', come li ha cantati Celentano nelle sue canzoni.
Poi c'è un'altra cosa. Ho capito, ho intuito, ho colto dal timbro di voce, dai silenzi, dalle esigue parole di Celentano la sua tristezza. Quando ha detto che l'Italia negli anni 60 aveva una luce diversa...Io negli anni 60 non c'ero, ma anche solo ripensando ai miei anni di gioventù, i 90, se li paragono a quelli di oggi, personalmente di luce non ne vedo. Stiamo solo, tutti quanti, arrancando per trovare il grande interruttore...

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