MATRIOSKla

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lunedì 27 febbraio 2012

Un mercoledì da leoni

Un mercoledì da leoni è uno di quei film che non si può non aver mai visto. Come si definiscono i film così? Classici, immortali, evergreen, imperdibili, universali. Ecco 5 aggettivi con i quali potrei definire la natura di questo capolavoro di John Milius del 1978, con una fantastica colonna sonora di Basil Poledouris.
Questo non è solo un film sul surf e sulle vacanze estive, ma un film sul disagio giovanile, sull'amicizia, sulla guerra in Vietnam e sugli anni 60.
Quando Matt Johnson, il più intrepido surfista dei tre amici, si accorge che le mareggiate si stanno susseguendo e che gli anni stanno passando, che la vita lo sta chiamando ai suoi doveri di uomo adulto, che presto lo chiameranno per andare in Vietnam, che amoreggiare con la sua fidanzata voleva dire rischiare di diventare padre e che non era più possibile sbronzarsi e fare a pugni ad ogni festa, per poi finire con una canna in mano, capisce che non è pronto per tutto questo.
Da qui iniziano i suoi guai esistenziali. Quando, dopo essere stato scacciato malamente dalla spiaggia dall'amico Jack, si ritrova a guardare le tavole da surf del negozio dell'amico Bear, è proprio quell'amico a capirlo e a rincuorarlo che 'per tutti il passaggio da un'età all'altra è stato difficile'. Allora si chiarisce tutto. Matt, il matto, è sopraffatto da una crisi d'età e da una sindrome di Peter Pan ormai ingestibili.

Alla stessa stregua del difficile momento che aveva vissuto Banjamin Braddock nel laureato, Matt vive in una maniera più bohemienne - circondato da belle ragazze, steso al sole delle spiagge di Malibù - il triste e malinconico saluto della sua prima giovinezza per entrare nell'età adulta. Solo il surf lo distrae dalle sue angosce e dai suoi dubbi, solo al fianco degli inseparabili Jack e Leroy riesce a sorridere e a divertirsi.
La vita sembrava lunga e l'adolescenza infinita. Le feste sembravano non potessero mai finire e le uscite per mare all'alba sembravano eterne. Invece in un momento ci si ritrova 'grandi', o meglio, il mondo ti chiama a certi doveri. Vigliacca maturità, ti tira per il collo e mentre le tue gambe continuano a girare e a correre in avanti senza guardare da nessuna parte, sei invece costretto a fermarti prima o poi ad un semaforo rosso e a rispettare le precedenze.
Ecco, se guardi questo film a 18 anni pensi: 'ho ancora un sacco di tempo per pensarci'. Se lo guardi a 30, invece dici: 'ecco, mi sono già fottuto i migliori anni della mia vita'. Proprio come Matt. Ma la vita va avanti comunque e bisogna solo gustarsi al massimo il momento. Peccato che da una certa età in avanti, il retrogusto amaro è proprio realizzare di essere cosciente del tempo che passa.

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