MATRIOSKla

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sabato 11 febbraio 2012

Aldo Rock e la pazienza

Corro ergo sono.

Oggi, dopo 6 mesi di stop forzato, sono tornata sulla strada con un paio di scarpe da ginnastica e bardata in modo ridicolo, per contrastare il freddo. Certo, non ho scelto il momento migliore per tornare a correre, ma l'impazienza di vedere come sarebbe andata mi ha spinto fuori, nonostante le proibitive temperature di questi giorni. 
Non avevo mai corso ad una temperatura di 3 gradi sotto lo zero, nè con due pantaloni della tuta - una aderente e l'altra larga - e tre strati di magliette. Dunque, si può dire, che anche questa è stata una piccola esperienza di podista. In questi giorni, in cui di solito giro per le strade del mio paese chiusa dentro una macchina, ho visto spesso gente giù dai marciapiedi a fare jogging, nonostante il gelo e il pericolo di scivolata sulla neve  ancora ghiacciata. Mi sono chiesta spesso: 'chissà come sarà correre con questo freddo', 'farà male al naso incamerare tutta quell'aria gelida?', 'mi bruceranno i denti e le gengive?'.
Per quel che mi riguarda, niente di tutto questo. Anzi, respirando attraverso la sciarpa si riesce a ripararsi dallo shock termico, il cappello ripara le orecchie e le cuffie per ascoltare la musica aiutano a eliminare gli spifferi e, ovviamente, riescono sempre nel loro intento di portarti in una trance, a metà tra l'estasi per la musica e l'entusiasmo per la corsa in sè.
Mi ci è voluto un po' per convincermi ad uscire con il freddo, ma avevo ancora in testa l'intervento di Aldo Rock su radio deejay di ieri. L'argomento in questione era 'imparare ad avere pazienza nel sopportare i disagi'.
'Girl from the North' del suo amato Bob Dylan e reinterpretata da Sting faceva da sottofondo musicale. Grazie all'ipnotico modo di Aldo di parlare sussurrando, ho rivissuto le scene atroci di 'Alive', un film che ha raccontato la tragica storia della squadra di rugby uruguaiana, precipitata con un aereo nel mezzo delle Ande e sopravvissuta grazie al cannibalismo, di cui poi si seppe, e alla necessaria pazienza di sopportare la sofferenza. 
Dunque, mentre uscivo di casa ripensavo alla soave riflessione di Aldo Rock, secondo la quale, avendo pazienza si riuscirebbe a mantenere la lucidità opportuna per fare la cosa giusta e superare le avversità.
Ho messo nelle orecchie Dylan, ho respirato con la bocca socchiusa, ho tenuto un passo corto e lento, ho costeggiato i marciapiedi facendo attenzione alle macchine e alle lastre di ghiaccio, ho respirato il mio stesso respiro caldo attraverso la sciarpa di lana sul viso e ho calpestato la strada per 15 lunghi minuti.
Dopo 6 mesi di pazienza ce l'ho fatta, dopo un mese di esercizi di stretching comandati dal fisioterapista, dopo mezzora di riscaldamento, - che non avevo mai fatto per impazienza e per questo mi sono infortunata - , ce l'ho fatta! Sono di nuovo in pista. Non vedo l'ora che arrivi la primavera...

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