MATRIOSKla

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martedì 14 febbraio 2012

Bill Bryson e la sua scoperta dell'Australia

Non sapevo niente dell'Australia.
Ma c'è un certo sollazzo nello scoprire che, se leggi Bryson per divertirti, è la volta che riesci anche a imparare un sacco di cose su un paese davvero lontano.
Ma più che lontana, l'Australia raccontata in questo esilarante e sostanzioso volumetto chiamato 'In un paese bruciato dal sole', questo enorme continente perso agli antipodi del pianeta, pare sia sconosciuto.
Secondo le dettagliate informazioni che si acquisiscono durante la lettura, l'Australia sembrerebbe un paese dalla fitta varietà di flora e fauna, per lo più letale, dalla popolazione più pacifica e appagata che si possa desiderare, dalle innumerevoli opportunità di nuove scoperte territoriali e, quello che mi ha colpito più di tutto, è che pare sia il continente più ricco di vuota vastità in assoluto.
Una vuota vastità che può essere mortifera e desolante, se si pensa che inoltrarsi nell'outback australiano significa sapere da dove si comincia e non sapere affatto dove si possa andare a finire. E' oltremodo curioso pensare che il termine outback viene altrimenti detto 'cuore rosso dell'Australia' o anche il posto del 'Never, never' o del 'molto lontano' e, che più che una zona geografica, esso rappresenti una zona ideale senza veri e propri confini, semi desertico e caratterizzato da un terreno di colore rosso perchè ricco di ferro. Insomma, una sorta di approdo su Marte. Esso inizia laddove termina il cosiddetto bush, cioè quella zona geografica di vegetazione arbustiva.
Queste e molte altre stranezze e mistiche rivelazioni si possono ritrovare in un libro davvero ben articolato, a metà tra la guida turistica e il racconto di viaggio romanzato, ovviamente ed immancabilmente condito dell'ironia di un sarcastico scrittore come Bryson.
Sono rimasta colpita da due parti del libro in particolare. Una, quella che descrive l'approccio al Uluru o Ayers Rock e l'altra quella riguardante la descrizione del popolo aborigeno. 
La prima mi ha folgorato perchè sembra richiamare una sorta di attrazione primordiale che l'essere umano sperimenta nella visione di questa monolitica roccia, sopravvissuta al nulla che la circonda. Mi ha colpito leggere le emozioni che Bryson ha provato nel tentare di scrutare una bellezza sublime, quasi quanto il richiamo materno e primitivo del principio dell'essere verso la sua discendenza.
La seconda, invece, mi ha conquistato nel racconto di una popolazione tristemente dimenticata e letteralmente chiamata 'invisibile', come quella aborigena. Una razza che non conosceva, nell'antica lingua, nemmeno un modo per poter dire 'ieri' e 'domani' e che quindi viveva senza un tempo e che non aveva mostrato nessun interesse materiale nell'appropriarsi di oggetti materiali offerti loro dalle popolazioni colonizzatrici. 
Anche se non sono mai stata una grande appassionata di Australia, penso che, dopo aver letto questo illuminante libro, mi si sia accesa una certa curiosità. Se come dice Bryson l'Australia è ancora tutta da scoprire, se il suo vuoto è così misterioso, se un'astronave aliena potrebbe atterrare nell'outback e non essere vista da nessuno per mesi, se dallo spazio l'Ayers Rock è un punto di riferimento rosso che potrebbe guidare un extra terrestre perso nelle galassie, allora penso che tutto questo davvero potrebbe, un giorno, davvero interessarmi. Nonostante i pericoli e le fatalità di una natura totalmente altra da quella di un europeo, penso che un pezzettino di quel vuoto continente, in futuro, potrebbero riempirlo i miei passi.

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