MATRIOSKla

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martedì 28 febbraio 2012

La solitudine secondo Murakami

C'è una raccolta di Haruki Murakami che si chiama 'I salici ciechi e la donna addormentata', che è stato edito in Italia l'anno scorso, che contiene innumerevoli racconti dell'autore giapponese di cui vi ho già varie volte postato.
Tra questi, ne esiste uno che si chiama 'Tony Takitani'. Quando lessi questo racconto pensai alle persone che, per natura, preferiscono la solitudine, la vivono come uno stato naturale e ne traggono, per di più, un gran beneficio, tanto da trovarsi nella condizione in cui non vorrebbero che essere soli. Tuttavia, nonostante essi non facciano nulla per liberarsi dalla propria condizione di isolamento, sentono un giorno, un pulsante e improvviso desiderio di sconfiggere la propria solitudine. Questo è quanto si legge dalla storia della vita del personaggio Tony Takitani inventato da Murakami.
Il concetto di solitudine espresso in questo racconto non ha nulla a che vedere con quello espresso attraverso la storia di 'The year of spaghetti'. Qui si tratta di un tizio al quale la solitudine sembra destinata. Qualsiasi siano le deviazioni temporanee della sua vita, il cerchio si chiude al punto di partenza, cioè di nuovo nell'isolamento. Il rapporto distaccato con il padre, l'unione matrimoniale con una donna assorbita dalla sua ossessione per i vestiti, di cui non riesce a carpirne l'origine e nemmeno si cura di farlo se non allo stremo della sopportazione, imprigionano Tony Takitani dentro la sua stessa gabbia di misantropo.
Tipico delle persone sole è il suo attaccamento materiale alle cose e, allo stesso tempo, la frustrazione che prova a possederle senza avere la minima idea di che farsene. I vestiti della moglie sono troppi e troppo legati alla sua figura, i dischi di vecchio jazz della collezione di suo padre sono l'unica eredità davvero personale che lo legano al ricordo del defunto. Eppure alla fine questi oggetti diventano talmente ingombranti nella sua mente, da volersene frettolosamente disfare. Essi sono un rumoroso elemento di disturbo per la sua solitudine, l'ultima cima da slegare per salpare in solitaria verso un definitivo mare di solitudine.
Una visione inusuale è quella che Murakami ha di essa. D'altronde è risaputo che lo stesso autore sia un personaggio piuttosto schivo e che lo sia stato fin dalla sua giovinezza. Forse in questo racconto c'era una volontà di raccontare non un disagio, ma un bisogno, una condizione, una predestinazione.
Un racconto malinconico, un'eco affondata nel cuore del protagonista, una smorfia di laconica rassegnazione.
Tony Takitani è diventato nel 2004 un film pluripremiato del regista giapponese Ichikawa Jun con musiche di Ryuchi Sakamoto.

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