MATRIOSKla

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mercoledì 29 febbraio 2012

Surfing magazine

Ho già parlato di una rivista di surf qualche post fa. Ma la mia curiosità e il mio interesse per questo stravagante sport non si sono fermati lì. Dopo aver scoperto Surfer, è stata la volta di Surfing Magazine. Lanciato nel dicembre del 1964 nella California del Sud, (precisamente a San Clemente) come concorrente della ormai affermata 'bibbia del surf' che era Surfer, a quei tempi si chiamava ancora 'International Surfing'. La sua particolarità, negli anni 60, era quella di cercare di mantenere una linea di contro tendenza nei confronti delle mode lanciate e controllate da Surfer. Sul finire degli anni 60 attraversò una sorta di 'fase psichedelica', grazie alla fotografia di un grande come Leroy Grannis e gli articoli di Tom Yasuda. La rivista, però, ebbe particolari difficoltà di gestione e di uscita dal 1964 al 1973, subendo anche vari traslochi tra Hermosa Beach in California e New York City, per poi tornare a San Clemente.
Negli anni 80, grazie ad una grafica e un look particolarmente brillanti e innovativi, riuscì a tenere sempre maggior testa a Surfer e diventò il suo acerrimo rivale. Il seguito di Surfing Magazine aveva sempre avuto, fin dagli esordi, un'età media più vicina a quella degli adolescenti, che non quella più adulta di Surfer. Negli anni 90 e negli anni zero, questa media si è ulteriormente abbassata. E' famosa la frase che nel 1996, l'allora capo redattore della rivista, Peter Townend pronunciò in occasione della sua nuova carica: 'Surfing is Teen Beat, Surfer is National Geographic', per sottolineare come fossero evidenti le differenze di linguaggio e di orientamento delle due riviste.
Personalmente, trovo assai difficile dire quale delle due riviste mi piaccia di più. Sono entrambe stupende, hanno entrambe elementi comuni, tra cui la pubblicità a frotte, le rubriche relative ai campionati di surf e le parti dedicate al materiale tecnico. Quello che mi attira leggermente di più verso Surfing Magazine è il suo essere riuscito a mantenere, a suo modo e al passo coi tempi, una veste ancora leggermente psichedelica. La grafica, il look, le frasi di copertina così introspettive ed ermetiche mi catapultano ogni volta almeno a qualche metro sott'acqua e sono un volo di fantasia ogni volta che leggo i lunghi, criptici articoli. Le frasi gettate qui e là sulle pagine, la fotografia alterata dai trucchi di photoshop, l'impaginazione talvolta disconnessa e accattivante e la parte riservata alla musica e a varie 'extra-vaganze', mi danno emozioni che soltanto i fraseggi musicali dei Beach Boys e dei Pink Floyd della prima ora, mi comunicavano. Sicuramente insieme a Surfer è un punto di riferimento per il mondo del surf e davvero...ormai, non esiste l'uno senza l'altro. Bellissimi tutti e due.

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