.jpg)
Negli anni 80, grazie ad una grafica e un look particolarmente brillanti e innovativi, riuscì a tenere sempre maggior testa a Surfer e diventò il suo acerrimo rivale. Il seguito di Surfing Magazine aveva sempre avuto, fin dagli esordi, un'età media più vicina a quella degli adolescenti, che non quella più adulta di Surfer. Negli anni 90 e negli anni zero, questa media si è ulteriormente abbassata. E' famosa la frase che nel 1996, l'allora capo redattore della rivista, Peter Townend pronunciò in occasione della sua nuova carica: 'Surfing is Teen Beat, Surfer is National Geographic', per sottolineare come fossero evidenti le differenze di linguaggio e di orientamento delle due riviste.
Personalmente, trovo assai difficile dire quale delle due riviste mi piaccia di più. Sono entrambe stupende, hanno entrambe elementi comuni, tra cui la pubblicità a frotte, le rubriche relative ai campionati di surf e le parti dedicate al materiale tecnico. Quello che mi attira leggermente di più verso Surfing Magazine è il suo essere riuscito a mantenere, a suo modo e al passo coi tempi, una veste ancora leggermente psichedelica. La grafica, il look, le frasi di copertina così introspettive ed ermetiche mi catapultano ogni volta almeno a qualche metro sott'acqua e sono un volo di fantasia ogni volta che leggo i lunghi, criptici articoli. Le frasi gettate qui e là sulle pagine, la fotografia alterata dai trucchi di photoshop, l'impaginazione talvolta disconnessa e accattivante e la parte riservata alla musica e a varie 'extra-vaganze', mi danno emozioni che soltanto i fraseggi musicali dei Beach Boys e dei Pink Floyd della prima ora, mi comunicavano. Sicuramente insieme a Surfer è un punto di riferimento per il mondo del surf e davvero...ormai, non esiste l'uno senza l'altro. Bellissimi tutti e due.
Nessun commento:
Posta un commento